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martedì 14 ottobre 2014

Parole che producono male.

Parole che producono male.

 Matteo 13, 24-45

24 In quel tempo, Gesù espose alla folla una parabola: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.

27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28 Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29 No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".


Ma mentre tutti dormivano indica che il padrone non fu attento e non sorvegliò il suo campo cioè la sua proprietà o il suo regno che è un inteso che come gregge.  

perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.  La zizzania tutti noi consociamo cos'è, sono le parole cattive dette con malizia, per danneggiare chiunque …. ma la zizzania è anche la falsa parola che viene da una falsa legge, che innestata sulla vera legge, ne cambia il senso quindi dice, che coloro che portano malizia nel cuore possono distruggere tutto, ma aggiunge di non togliere costoro dal popolo, ma lasciarli lì dove sono per evitare che con il cattivo venga portato via anche buono, che potrebbe confondersi con cattivo.

Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori
Perché dice di lasciarla crescere insieme al grano fino alla sua maturazione, perché in realtà la zizzania ha una funzione ben precisa quella di selezionare il grano migliore, quindi il Signore vuole vedere chi tra i buoni rimarrà tale, fino alla fine. Solo poi prima di raccogliere la messe, si dovrà separare il buono dal cattivo, cioè colui che ha animo lieto da colui che ha cuore maligno.

Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".


Color che hanno sparso malizia fino alla fine devono essere separati e gettati nello stagno di fuoco e zolfo.
Mentre gli altri coloro che sono stati costanti nella fede e hanno resistito alla provocazioni e alle ingiurie a ogni sopruso, con sofferenza, amore, e certezza nelle fede, verranno portati a Dio, nel suo Regno.

In definitiva si può dire che è bene per tutti i cristiani non parlar mai male, di non far del male,  neppure al tuo peggiore nemico, perché non sai, se tu puoi divenire zizzania e a causa tua chi tu reputi nel male, potrebbe salvarsi al posto tuo e occupare in cielo quel posto che era destinato a te, invece fa di tutto perché tu possa condividere con colui che tu denigri, il tuo posto che è in cielo.

La predizione di Gesù sulla fine dei tempi!!!

La predizione di Gesù sulla fine dei tempi!!!

Il passo MT24,28 va letto alla luce della parte soprastante e sotto stante non svincolata dal contesto. In sostanza dice che sorgeranno falsi cristi e falsi profeti per trarre inganno anche gli eletti, Gesù sottolinea ve lo detto! intendendo state attenti; poi aggiunge se vi dicono è qua è là non ci credete, non correte come disperati in ogni dove …” dovunque sarà il cadavere , ivi si raduneranno gli avvoltoi” 

La parola avvoltoi è anche tradotta come aquile, è inteso nel senso di rapaci, ma non nel senso dell’animale ma in senso di coloro che sono rapaci, che ghermiscono e che si nutrono delle spoglie di coloro che sono già nella morte del peccato. Il cadavere è appunto il peccato/re, è invece inteso come colui che si è sporcato del marcio del mondo e questo cadavere è soggetto all’attacco di chi lo vuole ghermire e di chi si nutrirà delle sue carni, questo passo va in accordo anche con il passo dell’apocalisse che appunto parla dei cadaveri che verranno divorati dagli uccelli del cielo che si raduneranno sopra ai capitani, ai re, ecc … è una predizione della fine dei tempi. Non c’è nulla di strano in questo passo, e non c’è nulla di oscuro, come molti hanno interpretato erroneamente anche in passato. Più avanti dice che quando si presenteranno questi segni, saprete che il figlio di Dio sta per arrivare, il tempo è prossimo!



MT:24,36 ..Poi quanto a quel giorno a quell'ora  nessuno lo sa neppure gli angeli e neppure il figlio di Dio. 




Questo va in disaccordo con quanto detto e ribadito dai veggenti di Medjugorje che pensano di sapere sia il giorno che l’ora, cosa non vera!!!

Chi può fare i miracoli?

Chi può fare i miracoli?

Ce lo dice Gesù! Con l’espressione farete miracoli più grandi dei miei. (Gv 14, 12) (cf. Mt 14, 36) Senza di me non potete far nulla(Gv 15, 5)
 Chi crede in me farà anch'egli le opere che io faccio; ne farà, anzi, di più grandi, subito ha aggiunto: perché vado al Padre e qualunque cosa chiederete in nome mio la farò (Gv 14, 12-14) Chi mi ama, osserva i miei comandamenti (Gv 14, 21) Chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 11, 25); chi dunque non vive è senz'altro perché non crede. 

Questa espressione sta ad indicare due aspetti, il primo indica che Gesù stesso ammette ce ci saranno esseri umani che potranno fare miracoli maggiori dei suoi, però inteso come nel momento della sua esistenza reale, sulla terra, non come figlio di Dio al fianco del Padre. Inoltre parla anche de fatto che egli permetterà più grandi miracoli solo se il cristiano permetterà a Gesù di usare se stesso per attuare il miracolo, ciò significa che sarà sempre Cristo a fare il miracolo anche se mediante il credente. Secondo fa capire che chi fa i miracoli non sono i morti , ma bensì i vivi, infatti se guardiamo bene, sta parlando agli apostoli e ai loro successori e a tutti gli esseri umani, non parla ai futuri defunti, ma a coloro che sono vivi, e questo fa capire chiaramente l’intendimento di Gesù, che dice ai noi vivi, che faremo miracoli maggiori dei suoi. Ma ciò ha un risvolto preciso, Egli in fatti con questa espressione ci dice che sono i vivi che fanno i miracoli non i morti. Inoltre notiamo che la differenza tra noi e Gesù è enorme egli può affermare ciò in virtù del fatto che Egli è figlio di Dio e Dio con Dio, in questo parlare si specifica e differenzia, delle due nature, quella umana senza potere, e quella divina con potere. Per Gesù è niente fare miracoli grandiosi, avrebbe potuto dar sfoggio del suo potere, ma non lo fece per altre ragioni, non voleva essere riconosciuto totalmente, ma questo è un altro discorso. In questo però si comprende che solo gli esseri vivi, possono condurre a loro un potere, mentre gli esseri morti non posseggono potere, perché finché si è vivi, Dio transita mediante noi sfruttando l’anima ed esercita mediante essa il suo potere, infatti Gesù lo fa capire ciò, in diverse situazioni, con Pietro quando esso afferma che Gesù è il figlio di Dio, e Gesù gli risponde che quanto affermato non veniva da lui, ma da Dio stesso, perché Pietro non poteva conoscere la verità su Gesù, non la conteneva in se, per cui solo un suggerimento di Dio poteva farlo parlare in quel modo. Ma anche in altre occasioni ci fa capire che noi siamo ricettacolo della potenza di Dio fintanto che siamo vivi. Si perché dopo la morte, l’unico a far miracoli e Dio stesso, essendo egli un essere vivente nel invisibile, noi invece ritorniamo alla dimensione del Padre eterno e rientriamo nella sua grazia, per cui non abbiamo più la possibilità di gestire con volontà nostra la grazia di Dio, infatti Gesù anche in questo lo fa capire, dicendo” che ciò che toglieremo sarà tolto e ciò che non toglierlo non sarà tolto”. Quindi ci dice, che fintanto che siamo vivi, carnalmente abbiamo la possibilità di decidere se fare una grazia o no. Mentre quando non siamo più vivi, carnalmente questa possibilità non sussiste più, perché ritorniamo nelle braccia del Padre e ci uniformiamo alla sua potenza, cioè rientriamo come esseri a far parte d Dio stesso. E questo significa che l’anima non ha più una volontà autonoma come quando si è in vita, ma rientra nella logica divina per cui essa fa esattamente quello che il creatore gli ordina di fare, ed è il creatore che in realtà direttamente gestendo quell’anima agisce e non più per volontà dell’anima, ma è Lui stesso che fa, per sua volontà. L’anima una volta tornata al Padre non ha più una sua volontà, per cui non è più l’anima a fare il miracolo, ma è Dio stesso a farlo.
Per cui solo il soggetto vivo può fare o non fare miracolo, cioè può gestire se condurre al soggetto la grazia di Dio; ricorderò sempre, che la potenza di Dio non è, di appannaggio umano, ma è solo in suo potere, e lo fa capire Gesù ancora un volta, quando rimprovera gli apostoli di aver impedito all’esorcista estraneo di praticare la grazia in Gesù stesso.Giovanni rispose a Gesù dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". 39 Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.” questa espressione indica esattamente che il potere non è di appannaggio umano, ma viene da Dio, perché noi possiamo solo decidere se far passare mediante noi la grazia santificante che viene da Dio, ma non possiamo gestirla, possiamo assolvere in nome di Cristo, ma anche potremo decidere di non farlo e di privare della grazia, chiunque desideriamo, però naturalmente anche in ciò c’è una giustizia, perché il fatto stesso che Gesù ci conceda di dare o non dare la grazia di Dio, fa capire che egli ci pone noi stessi in contraddizione e questo per chi ha possibilità di dare la grazia, è un banco di prova, come dire siete voi, veramente coscienti nel dare o nel non dare la grazia di Dio a chi ne avesse bisogno? Attenzione in quella espressione Gesù in breve ci fa capire che il dare o non dare la grazia, può avere un doppio aspetto, ci sta in sostanza dicendo che ci prova, egli testa la nostra fede prima di tutto, non tanto il fatto di dare o non dare, è come dire chi siamo noi per decidere a chi dare o a chi non dare!?.
Quindi Gesù ci dice che solo i vivi possono fare miracoli, ma non li può fare uno che vivo non è più, a meno che questo essere vivo non diventi un vivente, come è Gesù stesso o Dio stesso!
Si perché per divenire vivente, bisogna risorgere cioè tornare allo stato originale precedente, che vi era prima della morte, ma anche cambiare la propria natura e tornare alla natura originale, che è sia materiale che spirituale nello stesso momento, cioè assumere in se il potere di Dio, e divenire Dio. Solo gli esseri viventi possono gestire un potere proprio, non gli esseri mortali. Il vivente è colui che vive in eterno, il vivo è colui che vive la propria esistenza in arco di tempo determinato e poi cessa la sua vita. Fintanto che l’anima rimane nel corpo, l’essere umano, può beneficiare della presenza indiretta di Dio, perché è l’anima che conduce a noi Dio e il suo potere, per cui, fintanto che l’essere umano è vivo, può fare miracoli, quando l’anima torna al suo creatore, non è più essa a farli, ma il creatore stesso direttamente, se altre anime non fossero disponibili.
Quindi la santità non si manifesta, quando il soggetto è morto, ma quando il soggetto è vivo, perché il miracolo lo fa il vivo e non il morto!
Al massimo l’anima del morto, prega Dio, per il vivo, ma sarà sempre e solo Dio che esercita il potere sul vivo, non mediante l’anima del defunto.
La santità di un soggetto si acquista fintanto che il soggetto è vivo, non si acquista quando il soggetto non è più vivo, è la vita del soggetto vivo, che conduce a se il potere di Dio. Dobbiamo sempre tenere presente che l’anima è il soffio divino, cioè una parte di Dio stesso, per cui quando l’anima torna , se torna a Dio, essa ritorna a far parte della matrice, si rifonde con Dio, e non è più essa ad agire con la sua volontà propria, ma è Dio che agisce.
Ripeto è Gesù che dice agli apostoli che avrebbero fatto miracoli più grandi dei suoi …. ma Gesù parla da vivo, per i vivi, non per i morti!
Anche la frase che dice lasciate che i morti seppelliscano i loro morti sta indicare che la vita terrena materiale è mortale, cioè finisce; Gesù dice con questa curiosa espressione, che noi ci riteniamo vivi, in realtà siamo morti, perché il nostro vivere, è determinato dalla fine di ogni cosa. Noi non siamo viventi, ma solo vivi, fintanto che la vita è in noi(cioè l'anima), poi diveniamo morti, per cui l’espressione di Gesù è coerente con il fatto che noi siamo in sostanza esser morti, cioè carnali non siamo essere eterni cioè viventi in eterno, la vita così come la conosciamo è in realtà una forma di morte, perché ogni sostanza organica si distrugge nel corso di questa vita apparentemente viva.
In conclusione, Gesù stesso dice che in stato di vita terrena, l’uomo può fare miracoli ma sempre sotto il potere di Dio; che l’uomo può gestire con la propria volontà se fare ed elargire le grazie di Dio e se perdonare altri suoi simili.




IL VERBO e' DIO.

E IL VERBO ERA DIO.

Mart. Vangelo secondo Giovanni 1,1-18
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 

Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta."

Questo nota sarà breve!

“In principio era il verbo” come già detto il verbo è parola, cioè suono onde sonore, vibrazioni, onde elettromagnetiche. Quindi all’inizio degli inizi esisteva il suono magnetico che è invisibile e ha prodotto il visibile.

“ e il Verbo era presso Dio” Il verbo cioè il suono era presso Dio, cioè era integrato in Dio, abitava presso Dio, apparteneva a Dio, cioè Dio era la fonte, la fonte suono (parola) Dio è l’elemento che causa il suono, cioè la vibrazione ondulatoria magnetica, quindi emette parola, e esercita il potere mediante il suono modifica il visibile e lo crea, quindi il suono da solo o in combinazione con altri elementi della stessa natura o di natura differente è in grado di generare la materia visibile, quindi il verbo, genere e crea!

“e il Verbo era Dio” infatti lo dice la farse precedente che il suono viene emesso da Dio, che ne è la sua fonte, la sua origine, cioè l’origine del suono. Ma la frase qui è errata, nella sua traduzione; ora secondo me, la traduzione è sbagliata, oppure l’apostolo l’ha inteso male; ma certamente se si dice “il verbo era presso Dio” significa che esso non è più presso Dio, e ciò non è possibile, visto che il Verbo è la causa della creazione, cioè il potere che mediante il quale vi è la creazione. Il verbo, cioè il suono prodotto ed emesso dal Creatore genera da vita. 

Allora la frase com’è esattamente: “In principio era il verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo è Dio”
Ok il primo era” in principio ”era” è giusto!

“E il verbo “era” presso Dio”, può andar bene, se non che, il termine era in questa posizione fa capire che se era presso Dio, significa che non può essere più presso Dio e la frase seguente sarebbe corretta “e il Verbo era Dio”. Se non che, questo verbo essere in terza persona passata indica un situazione passata e non più presente, ciò fa capire che Dio non è più il verbo, e ciò non è vero! Quindi se Dio è ancora il Verbo e crea continuamente ed è assolutamente assodato che crea continuamente. Il secondo nella frase : “e il Verbo era presso Dio,” verbo essere passato “era “ è errato.

Di conseguenza abbiamo che “In principio era il Verbo, e il Verbo è presso Dio e il verbo è Dio!” Questa è la frase corretta! 

“In principio era il verbo,” indica che fin dal principio Dio è il verbo,

“e il verbo è presso Dio” indica che presso Dio esiste ancora il verbo, cioè che gli appartiene.

“e il Verbo è Dio” indica che Dio è il verbo! 

Inoltre dire “era presso Dio ed il verbo era Dio” induce le persone inconsapevolmente a pensare che Dio non esista! 

Forse la scienza e la religione non hanno ancora capito una cosa: in principio e la fine sono esattamente la stessa cosa! Cioè esiste il principio e la fine nello stesso momento temporale! Come un anello che si chiude, l’inizio e la fine coincidono perfettamente e in questo modo non esiste nessun principio e nessuna fine, ed esistono entrambe, cioè esiste l’eternità. Sarebbe spiegato, come mai Dio si fa chiamare l’Eterno, perché Egli non ha tempo, essendo il principio e la fine nello stesso momento temporale! E noi abitiamo in una sfumatura di questo principio e di questa fine, in sostanza il principio e la fine esistono continuamente, tutto si crea e tutto si distrugge in un ciclo, ciclico di un anello temporale. Ogni vita è un ciclo, che inizia e finisce ma tutto torna alla matrice, cioè all'origine che non ha tempo. il fulcro che congiunge l’inizio con la fine è Dio. Ciò significa, anche, che Dio si rigenera continuamente, non ha età e le ha tutte, ha un solo nome e ne miliardi, ha un solo volto e li ha tutti, ecco il perché si dice che Dio a miriadi di occhi, ovvio. In principio vi era solo Dio, cioè l'inizio che è la fine, quindi Egli crea questa realtà, questo contiguo temporale ciclico; il passato e il futuro corrispondono nello stesso momento, -un costante presente! Esiste il passato e il futuro per noi, si, ma non per Dio, altrimenti non sarebbe eterno, né infinito. 

Possiamo dire che Dio è il tempo! Cioè colui che che lo usa a suo vantaggio. Potremo identificare Dio come "il Signore del Tempo" è sempre esistito e sempre esisterà, colui che non ha nome!

Addirittura potremo dire che la frase corretta è questa: “In principio è il Verbo, e il Verbo è presso Dio e il verbo è Dio!” questo fa capire che principio e fine sono la medesima cosa.

Il problema dell'uomo che non ha ancora inteso che è sempre principio ogni istante, anche quello presente e futuro è sempre principio. Un principio che diviene fine quasi nello stesso momento! Quindi possiamo dire che è una continua rigenerazione. 

Ritengo che chi ha tradotto il testo, forse lo stesso che ha appreso le parole da Giovanni non capiva probabilmente il senso della frase esatta di Dio, per cui dire che in principio è il verbo, sembrava come dire una cosa non esatta, ma dal punto di vista di Dio, no!, mentre dal punto di vista dell'uomo si, perchè in principio significa che è già passato, sopratutto per il fatto che noi abbiamo un cognizione dello spazio tempo limitata al nostro presente e non comprendiamo quali sono le dinamiche reali di Dio. Per cui noi ragioniamo a blocchi e per noi quello che ci sembra incomprensibile lo rapportiamo a qualcosa di comprensibile per la mente umana. Altrimenti non riusciamo a quantificare il discorso in termini di ragionamento logico. ma gia la natura stessa di Dio sfugge alla nostra stessa comprensione, dovremo tener conto di questa cosa particolare quando chi è preposto a leggere i testi di veggenti,, profeti, Santi, ecc, che se ci troviamo in presenza di discorsi anomali, può essere che abbiao un senso diverso da quello che le nostre menti non arrivano, e parlo dei teologi che credono di sapere tutto, ma tutto non sanno, non sono Dio.

GIUDIZIO E CORREZIONE

Giudicare e giudizio!


Partiamo dal esprime il senso del termine che tutti dovrebbero conoscere:

Esercitare la facoltà del giudizio: essere capace, incapace di g.; g. con la testa propria; anche, distinguere, discernere: g. ciò che è bene e ciò che è male; con uso intr.: l’occhio giudica dei colori, l’orecchio dei suoni. 
Formulare dentro di sé, o esprimere, un giudizio di valore, di merito, di approvazione o di biasimo su persone o cose (anche in questa accezione è spesso usato assol.): g. dall’apparenza; prov., mal si giudica il cavallo dalla sella; g. a occhio e croce, approssimativamente, senza un esame approfondito; astenersi dal g.; la commissione lo ha giudicato idoneo; con riferimento a giudizî critici o estetici:g. un libro, un quadro, ecc. Più in partic., formulare un giudizio di natura morale: lo hai giudicato troppo severamente; non vorrei che tu mi giudicassi male (o che tu giudicassi male i miei atti, il mio comportamento); spesso, il giudizio di severità o di condanna è implicito: si fa presto a g.; è troppo facile g. gli altri; l’opinione pubblica lo ha già giudicato; non sta a te giudicarmi (anche intr.: non hai il diritto di g. delle mie azioni); ti sei giudicato da te; cfr. anche i passi evangelici: non giudicate e non sarete giudicati (Luca 6,37, lat. «Nolite iudicare et non iudicabimini»), e non giudicate affinché non siate giudicati; infatti voi sarete giudicati con lo stesso giudizio col quale avrete giudicato ... (Matteo 7 1-2, lat. «Nolite iudicare ut non iudicemini. In quo enim iudicio iudicaveritis iudicabimini...»). Con riferimento al magistrato, all’autorità giudiziaria, emettere un verdetto, pronunciare una sentenza: g. una causa, una lite, una controversia (anche intr., g.di una causa, ecc.); il tribunale lo ha giudicato colpevole; è stato giudicato dal tribunale militare; in qualche caso, condannare: il Duca ... molti di quelli cittadini punì in denari, molti ne giudicò alle carceri, molti all’esiglio, ed alcuni alla morte(Machiavelli). 


Il famoso discorso della montagna di Gesù:
 (Vangelo secondo Matteo 5,1 – 7, 28).

Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. (7, 1 – 5; 1971)
Non giudicate e non sarete giudicati (Luca 6,37)

Il discorso di Gesù non fa una grinza è perfetto non solo perché Egli è Colui che lo ha emanato e decretato, ma anche per logica è perfetto!

Correzione fraterna  : giusta correzione…

Mt 18,15-18) "Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo".

Qualcuno si chiederà cosa centra la correzione fraterna con il non giudicare! Eppure, centra !!

Il giudizio è quel termine assoluto indissolubile dall'essenza stessa di Dio che determina una modifica dello stato della cose, il giudizio provoca un cambiamento un mutamento dei fattori iniziali. Per cui il giudizio è proprio ed unico di Dio, solo Dio sa con precisione millimetrica, giudicare con severità, con giustezza, con perfezione ogni singola lettera, ogni parola e frase, sono ponderate alla luce perfetta dell’Onnipotente.  Per cui, noi non potremo mai competere con il suo giudizio perfetto. Imperfetti siamo, imperfetto è il nostro giudizio! Per cui giustamente Gesù che è nel seno del Padre esprime con preoccupazione il nostri superficiali giudizi e ci implora nel cercare di non giudicare nessuno, perché noi non siamo nelle condizioni psichiche - spirituali per comprendere con perfezione assoluta cosa sia bene o non bene.
Però Gesù stesso ci fa comprendere che dobbiamo anche capire che il giudizio si scinde in due parti, ce lo fa capire in un modo molto semplice con delle semplici parabole affinché le nostre menti siano portate a capire rapidamente il concetto di base e perchi ha la fortuna di essere toccato dallo Spirito Santo, di comprendere anche le profonde sfumature che questo termine nasconde.

“Se il tuo fratello commette una colpa,…” “Non giudicate, per non essere giudicati”

Sono due frasi diverse ma in realtà sono sottomesse alla medesima parola giudizio!

Se devo corregge, un fratello qualsiasi esso sia, devo necessariamente appellarmi per farlo al mio giudizio, si! Perché in realtà prima di giungere e determinare la correzione del fratello devo conoscere i risvolti che costui ha compiuto e per conoscere tali risvolti, devo sapere e giudicare l’operato, faccio un esempio, se vedo un ragazzo rubare qualcosa, la mia reazione normale sarebbe come minino richiamare e fare restituire, se proprio non voglio denunciare, ma tra il vedere e il richiamare, c’è in me un pensiero che sorge spontaneo, che è un pensiero di giudizio, io giudico quel ragazzo che ha rubato qualcosa, già il fatto di pensare che ha rubato, ho già espresso nella mente un giudizio negativo, per tanto, nessuno può aiutare un fratello se prima non ha condotto alla sua mente un giudizio, perché solo mediante il giudizio, posso sapere e capire se c’è da correggere tale soggetto o no!  

Ma facciamo un altro esempio, in onestà. Se siamo in chiesa ed entra una donna vestita con minigonna, ed un abbigliamento più che succinto, il soggetto-mente che la vede può pensare, -se esso è lussurioso-, qualche apprezzamento e spesso accompagnato anche da disprezzo, dicendo a se stesso che è una prostituta, che immorale, ecc …. quindi la mente anche senza volerlo realmente fa peccato, perché pensa che per quel luogo, quell'abbigliamento e atteggiamento è squallido, di conseguenza non ci sarebbe nulla di male, li per lì se la persona gli venisse voglia di richiamare la donna;  ma il problema sorgerebbe con le nostre leggi. Quindi di conseguenza, abbiamo che il soggetto, pensando, ha giudicato, cosa che non avrebbe dovuto fare, ma questo non è possibile per qualsiasi soggetto umano, non pensare a cosa si vede o cosa si sente. Tutti pensiamo, tutti vediamo, tutto sentiamo e qualsiasi pensiero ci balena nella testa. In effetti ogni giorno faccio altro che giudicare i nostri simili, al mercato giudichiamo, ovunque giudichiamo, questo o quello, lo giudichiamo per il bene o per il male, si anche il giudizio può essere bene e non solo un male.  Anche il meditare può essere un pensiero di giudizio …. dipende cosa si medita. Anche la critica che si fa è un giudizio, si giudica un artista , lo si critica, oppure l'operato di un magistrato, di un medico, di carpentiere, di un giornalista, del capo dello stato, qualsiasi cosa diventa un giudizio.

È la nostra mente creata così che ci porta inevitabilmente a pensare male o bene di un soggetto che compie un atto contro o favore di altri suoi simili.

Quindi un altro soggetto che assiste a tale evento, nel momento esatto giudica l’altro, anche se può o non può intervenire. Per cui se devo richiamare e correggere un mio fratello chiunque esso sia, anche un prete o il papa, un re o un presidente, lo faccio sulla base del giudizio che mi sono creato su di esso, però c’è da distingue da giudizio a giudizio. Per quello che dico, che il giudizio assoluto si divide in due parti fondamentali, il giudizio per correzione è fatto a fin di bene, e non è un giudizio; il giudizio per condanna è il vero giudizio quello che cambia la realtà delle cose. Uno è fatto per correggere e recuperare quel soggetto affinché non compia più quell'atto, mentre l’altro è una condanna, simile alla condanna a morte, perché è un giudizio definitivo inappellabile. Anche la scomunica è un giudizio definitivo una condanna a morte!!! Per cui anche la scomunica ricade sotto la legge stessa di Gesù, di non condannare o non giudicare!!!

Gesù ci dice, che noi dobbiamo correggere i nostri fratelli, è cristianamente corretto la correzione fraterna.

Gesù ci dice anche che noi non dobbiamo condannare i nostri fratelli ma si fa uso sempre della medesima parola GIUDIZIO!

Quindi il giudizio si divide in due:

GIUDIZIO CHE DIVENTA CONDANNA ... Giudizio che trasforma la realtà in condanna eterna.

GIUDIZIO CHE DIVENTA CORREZIONE …  Giudizio che corregge gli errori degli altri.

ORA, se non si può giudicare, che sta a fare la correzione? È un controsenso logico!

Quindi Gesù parla del Giudizio come CONDANNA … e parla della correzione come un atto d’amore. In sostanza si ha che l’amore è un giudizio.

Qualsiasi pensiero che noi abbiamo è un giudizio, ma c’è distinzione tra giudizio di condanna e giudizio d’amore.

Il Signore ci dice di NON CONDANNARE ….

La frase di  Gesù, si può anche scrivere così: “Non giudicate/condannate, per non essere giudicati/condannati; perché con/l giudizio / la condanna con cui giudicate/condannate sarete giudicati/condannati …. “ la frase non perde in assoluto il suo senso, anzi lo esprime in maniera totale ed effettiva …

Senza un giudizio non si corregge nessuno! E tutto ciò che passa per la nostra mente diventa inevitabilmente un giudizio, sempre che sia una cosa rivolta verso gli altri … ma anche noi stessi ci possiamo autogiudicare.

Se penso bene o male di un qualsiasi soggetto ne faccio un giudizio, per cui, se devo correggere una qualsiasi persona non potrei correggerla se applicassi esattamente il comandamento di Gesù, ma allora la giusta correzione non sussiste! E questo non è possibile.

Ma la parola stessa ci dice giusta correzione, cioè fatta con giustizia....



Come faccio a correggere un mio fratello se prima non l’ho giudicato, non è possibile! Se prima non ho espresso un pensiero di qualsiasi tipo e questo pensiero è un giudizio. 

Non chiamare nessuno Padre.


Sacerdote: Se i tuoi sacerdoti sono veri padri nell'ordine della grazia, a fortiori lo è colui che chiamiamo “Santo Padre” o papa (che significa padre).

Vangelo di Matteo (23, 8-10) dove Gesù dice, parlando dei Farisei: “Ma voi non vi fate chiamare rabbì (padre), perché uno solo è fra voi il Maestro e tutti voi siete fratelli. Nessuno chiamerete sulla terra vostro padre, poiché uno solo è il vostro padre, quello celeste. Non vi farete chiamare precettori, poiché uno solo è il vostro precettore, il Cristo." 


Mi sono imbattuto nella risposta di questo sacerdote, le sue motivazioni in parte le condivido, ma secondo il sacerdote la frase di Gesù doveva finire e terminare la sua azione al tempo in cui è stata enunciata. Tutto il discorso che fa il sacerdote è volto ad annullare la frase di Gesù ed infatti ci riesce portando ogni scusante pur di sottolineare le tesi che anche il Papa e i sacerdoti sia giusto chiamarli Padre... quando nella frase di Gesù ben si comprende che a Gesù non gradisce tale denominazione, il sacerdote dice bene quando riferisce il contesto in cui è avvenuto il fatto a cui Gesù si riferiva cioè i sacerdoti ebraici, ma non ha compreso che le parole di Gesù non era volte solo a quel tempo, ma ad ogni tempo. Gesù non lascia della parabole così per caso, non le spiega agli apostoli così tanto per fare, perché se sapeva che esse riguardavano solo i sacerdoti ebraici non li avrebbe spiegate ai suoi apostoli, invece Gesù le spiega per un altra ragione, perché esse dovevano servire ai posteri, come monito sopratutto per gli apostoli, perché essi non dovevano loro in prima persona farsi chiamare Padri, lo dice proprio per gli Apostoli, lo dice perché essi tramandino alla chiesa futura, questa parola per Gesù importantissima.....Ora invece si vuole attribuire in senso completamente diverso, ma non solo si vuole occultare tale parole di Gesù e soprassedere come essa non fosse importante e che fosse riferita ad in tempo lontano , usando le parole di San paolo che non è Gesù e che non è Dio per giustificare le proprie tesi, oltretutto anche il parlare di S. Paolo sminuisce questo concetto di Gesù e anzi lo oscura con le sue parole. La parola di Gesù vale ieri come oggi e come domani, come dice Bene Gesù … Nessuno uomo si faccia chiamare Padre, e questo vale soprattutto per i sacerdoti, come valeva per i sacerdoti ebraici lo stesso vale per ogni sacerdote Cristiano. Quindi il Pontefice non si faccia chiamare Padre oltretutto Santo Padre, visto che solo uno è Santo colui che vive in eterno nei cieli. Non esiste nessun uomo sulla terra vivente che sia santo! E nessun uomo può dimostrare santità perché la santità non appartiene all'umana natura è solo di appannaggio di Dio, è Dio che con i suoi doni rende santo un uomo, ma la santità di quell'uomo la si ottiene non in terra ma nei cieli quando si torna ad essere parte di Dio stesso.

Gesù ha detto che gli uomini potranno fare miracoli anche più grandi di quelli di lui stesso, ma Gesù non ha mai detto che qualsiasi uomo potesse dire di più di se stesso, o avere una parola superiore alla sua  ... Le nostre parole al massimo posso spiegare il concetto superiore al nostro, della sua parola, ma mai superare la sua parola, perchè chi supera la sua parola non è di Dio. 

I santi divengono tali solo quando Dio li accetta nella sua dimora e nessun uomo sa se quell'essere umano è stato accettato nella dimora di Dio. Certo se dopo la morte il soggetto Santo, produce mediante l'intercessione di Dio miracoli,(ricordiamo, che ogni miracolo in realtà viene da Dio, è Lui che guarisce è da Lui che esce la fonde del potere, il santo prega solo Dio, per quell'anima, non fa altro ), allora si può stabilire che esso è santo. Personalmente per definire un santo tale si dovrebbero attendere almeno 3 miracoli uno è insufficiente. Ma cmq sia, se la vita di quel soggetto, è stata irreprensibile, piena di opere di carità, di conversione, d'amore, e ogni altra cosa possa servire a glorificare Dio, ma non si guardino solo santi nella chiesa perché anche fuori di essa ve ne sono molti, che rimangono e rimarranno sempre oscuri al mondo. Ma anch'essi verranno accolti egualmente nel regno di Dio al pari degli altri, secondo le loro opere. 

Ricordiamoci che Dio guarda sopratutto al cuore dell'uomo cioè hai suoi sentimenti, non gli interessano gli studi, non gli interessa la posizione sociale, la carica sacerdotale, spesso i grandi teologi non raggiungono quello che raggiunge un semplice uomo che vive nella povertà, ma nell'amore di Dio. E Lui l'Onnipotente preferisce gli ultimi, Gesù nacque ultimo, povero, semplice, rimase tale per tutta la sua vita, eppure poteva ergersi a gran sacerdote non lo ha fatto, perché voleva insegnare ai suoi discepoli, non solo l'umiltà, ma la posizione sociale che dovevano tenere, ultimi tra gli ultimi, un invisibile per il mondo. 

Gesù distingue i discepoli e il popolo

9 febbraio 2014

Gesù distingue i discepoli e il popolo.

Prima di tutto Gesù parla ai discepoli, come in molte delle sue parabole  …. in altre invece parla sia a discepoli che a tutti, perché questa distinzione, è casuale? No!
Non è casuale, ma perché allora, perché il signore vuol distinguere coloro che si consacrano a lui da colore che potrebbero consacrarsi a lui e seguirlo. Ma perché questa distinzione per il Signore non siamo forse tutti uguali? Si, siamo tutti uguali, ma egli ci distingue perché alcuni di noi hanno voluto diventare figli di Gesù il Cristo con volontà propria, altri invece sono stati invitati, ed altri ancora sono lontani e ascoltano da lontano la sua parola, altri ancora sono lontanissimi e a questi arriva la parola in gocce e quasi non la sentono mai. Ma la distinzione la fa per far capire che coloro che si prestano ad essere suoi discepoli devono essere migliori, devono essere perfetti o mirare alla perfezione per tanto da delle direttive precise discepoli cioè ai sacerdoti, che vogliono e accettano la sua parola, e tentano di metterla in pratica come egli insegna e comanda.
E’ come quando Dio parla solo ai suoi angeli e non parla di ciò che parla agli angeli con noi. Che differenza c’è, non siamo forse tutti figli suoi? Certo tutti compresi gli angeli sono suoi figli, ma ci sono cose che il Signore rivela agli angeli e cose che rivela a noi, perché?  Per il semplice fatto che gli angeli sono perfetti e di un intelligenza superiore alla nostra, noi non lo siamo e quindi siamo incapaci di comprendere certi misteri, per cui non tutto ci è rivelato, perché potremo non comprendere certi suoi misteri che per noi potrebbero essere una complicazione alla comprensione. Anche il più grande genio della terra messo innanzi a questa verità perderebbe il lume della ragione.  Quindi il Signore svela a chi può capire qualcosa del suo mistero, ma si fa silenzioso a chi non comprende, anche se egli vorrebbe rendere la luce alla luce, ma non può perché la nostra capacità intellettiva è misera e ci creeremo solo che tanta confusione ed invece di avvicinarci, ci allontaneremo. Per cui tacere è meglio. Però Egli in qualche modo nascosto tenta di rivelare a noi la sua sapienza, la sua conoscenza. Lo fa, mediante parabole, che sono anche oscure, ma con il tempo e con l’aiuto dello Spirito Santo ci vengono svelate e gradualmente penetriamo quei misteri oscuri che le nostre menti non potevano cogliere in origine.

Quindi Gesù fa distinzione nel parlare, alcune cose sono per i discepoli ed altre per il popolo e lo si capisce bene dalla parabola  descritta in Matteo 5,13-16

Sale della terra e luce del mondo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. 

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Naturalmente il riferimento a questo sale chimico, NaCl, espresso come sale della terra, perché è un sale molto abbondante sulla terra,  ha anche degli effetti cutanei ben precisi, tra cui anche il produrre bruciore, indica anche porre sui discepoli una nota anti-satanica, perché i demoni aborriscono il sale, lo odiano essendo esso un interpretazione terrena allo Spirito Santo.  Il sale un elemento importante nella storia umana e ha una motivazione profonda, ben precisa e non casuale che ha diversi riferimenti biblici.

Nel A.T.  il sale è un mezzo simbolico che favorisce il legame tra Dio e il Suo popolo: “Dalla tua offerta non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio” (Levitico 2,13).

Eliseo purifica una sorgente gettandovi del sale: “…..Il Signore dice: Io rendo pura quest’acqua; non procurerà più ne morte ne sterilità”. Come aveva detto Eliseo, quell’acqua divenne pura e lo è ancora oggi” (II Re 2,19-22).

L’espressione “restare di sale” si riferisce invece all’episodio di cui è protagonista la moglie di Lot durante la distruzione di Sodoma e Gomorra: “Ma la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e divenne una statua di sale” (Gen.19,26). 

Qui però ha un senso negativo, perché guardò la potenza distruttiva di Dio, su quelle due città e la punizione fu di essere trasformati in sale, come le due città. Essendo poi il sale un elemento igroscopico esso si scioglie con grande facilità, per cui tutto torna alla terra.

Gli esorcisti usano preparare l’acqua benedetta utilizzando il sale.
………………………….

Iniziamo:
Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. 

Gesù parla alla chiesa e a coloro che vogliono seguire il percorso del discepolo, cioè farsi discepoli, portatori della parola di Gesù.

“Voi siete il sale della terra;”  come discepoli e sacerdoti di Gesù tutti coloro che abbracciano la fede in Gesù il Cristo, e la mettono in pratica con rigore, cercando di ambire alla perfezione, diventano il sale della terra.

Il sale è un elemento fondamentale nell’alimentazione umana, soprattutto perché insaporisce le pietanze, ma questo sapore di cui Gesù parla non è il sapore degli alimenti, ma il sapore della fede. La fede diventa gustosa quanto è fervida, quando è vivace, intensa, forte, tenace, gioiosa, che porta sapore ad altri, il portare sapore è indicativo di chi sa trasmettere questa fede al popolo. Ma il sapore di cui parla Gesù è lo Spirito Santo, cioè colui che da sapore alla vita, colui che la crea e colui che da vita.

 “ ma se il sale perdesse il sapore “
e poi aggiunge, ma se questo sale perdesse il suo sapore, significa che esso si trasforma cambia la sua natura chimica, le sue proprietà non sono più buone per condire ed insaporire per riempire di sapore le anime, le coscienza, la vita. Ma ciò può avvenire solo se il cloruro di sodio reagisce con altro elemento come l’’acido solforico (zolfo) che lo distrugge trasformandolo in solfato di sodio e acido cloridrico(muriatico), il nuovo elemento che si genera non ha più sapore come il sale della terra, cambia le sue proprietà e perde la sua ragione di esistere, il sapore della vita può venir intaccato dalla presenza del maligno che allontana dall’uomo, per volontà dell’uomo quello spirito salvifico che rende la vita dolce, gioiosa, saporita, colorata, vivace, piacevole di essere vissuta. Ma il sale cos’è, è la conoscenza, sapienza e  l’intelligenza, del cercare di scoprire la verità, di indagare i misteri nascosti, di allargare i confini della nostra mente, di espandere quello che è il nostro bagaglio culturale, per giungere alla comprensione reale della vita vera.  

Se il sale perde il suo sapore significa che perde la possibilità di giungere a questa conoscenza che è insita nello Spirito Santo, sempre che noi siamo nelle capacità di poterla accogliere. Quindi qui fa capire bene che non tutti possono avere in se lo Spirito Santo, solo chi mira ad essere sale della terra, solo chi diventa sale, solo chi ha in se il sale che salvifica, solo chi si spinge ad essere sale puro, si perché anche il sale può non essere puro, sappiamo bene che esiste (sale) bianchissimo e purissimo, ma anche sale impuro, pieni di altri elementi che lo rendono meno puro. Quindi per essere un sale purissimo e bianchissimo bisogna aspirare ad essere pieno di Spirito Santo. E non tutti tra coloro che desiderano essere discepoli di Cristo sono sale puro. Questo significa che solo pochi arrivano ad essere sale purissimo, ma che tutti posso aspirare a diventarlo.

Ma poi dice ancora:
“con che cosa lo si potrà render salato?”
infatti se il sale della terra perde il suo sapore, cioè non è più esso stesso, ma si è trasformato, ha perso, le sue virtù, le sue proprietà, e lo Spirito Santo non alberga più in quel soggetto, qui ci fa capire che i discepoli possono perdere lo Spirito Santo o che esso può venir meno, e che la conoscenza può essere inquinata da altre presenze malsane come può essere lo stesso uomo, che apporta delle conoscenze non vere e non giuste, una parola che allontana il discepolo da Dio.  
Quindi il sale non può più tornare sale.  Infatti nel passo successivo cosa dice e di cosa ne fa Gesù del sale che non insaporisce più?

“ A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”
Questa parte che la chiesa dimentica sempre di parlare, è importantissima quasi più importante del resto, perché fa capire il comando di Gesù, un comando che la chiesa non ama assecondare, perché altrimenti dovrebbe prendere delle decisioni anche contro i suoi stessi appartenenti quando questi mancano di sale.
Gesù afferma, il sale se perde le sue proprietà, virtù, caratteristiche, non è più buono per quello che è la sua missione, il portare sapore, il potere conoscenza, il portare lo Spirito Santo, se viene meno lo Spirito santo, nell’uomo non c’è più, ed allora il Signore cosa ci comanda di fare? Di gettare questo sale, buttarlo via, perché il sale è guasto o immondo o impuro, rischia di rendere impuro anche quello puro, per cui è meglio per un uomo allontanarsi da coloro che sono impuri, fuggire nel deserto, piuttosto che divenire anche esso impuro, immondo, senza sale. E Gesù è ancora più duro e dice calpestato dagli uomini, perché quel sale non è più di nessun aiuto, diviene come scandalo, si perché quando nella chiesa un uomo si comporta come un animale, e non come un santo, come vorrebbe Gesù, pieno di Spirito Santo, cioè di sale, esso deve essere gettato fuori di essa, allontanato alla periferia non tenuto nel suo nucleo più interno, che lo infetta, lo guasta, lo trasforma in qualcosa che non appartiene più allo Spirito Santo.

Questo modo di parlare di Gesù è molto esplicito, chiaro, preciso, perentorio, un comando che ha lasciato ai discepoli, cioè alla chiesa, eliminate dice Gesù coloro che non sono più puri, non sono più perfetti non vogliono seguire la parola santa, gettali fuori, dice Gesù, come il Padre suo fece con Lucifero, che non era più sale, non voleva più conoscere la perfetta parola di Dio, ecco il parallelismo, con noi umani. Ma se la chiesa nega questa volontà di Gesù essa stessa si pone contro Gesù, contro la sua parola, la sua volontà, essa stessa non può più insegnare nulla, perché è un sale corrotto, un sale impuro, un sale che non segue Cristo, ma che segue la volontà umana che spesso coincide con quella di satana. Ne deriva che se l’uomo pensa di seguire se stesso, segue un illusione e va verso la sua dannazione. Come può una chiesa che dice di seguire lo Spirito di Dio, di essere nello Spirito Santo? Cioè essere sale impuro e non praticare perfettamente la legge di Cristo? Non può, con il suo agire essa stessa si pone fuori da Cristo!
 E questo è il primo passaggio di questa parola che in realtà è una legge cioè un comando, Gesù dice di fare così, di seguire questo metro!.

Aggiunge poi

“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

“Voi siete la luce del mondo;”
Ma prima di essere luce del mondo, bisogna conoscere la luce vera. E questa luce, è Gesù stesso, quindi conoscendo la luce si diviene luce per il mondo, giustamente Gesù dice agli discepoli voi ora siete la luce del mondo, perché hanno conosciuto questa luce, parla di se stesso! Ma la luce che cos’è se non la parola perfetta di Dio? La luce è parola di verità, e il portatore di questa luce è Gesù vero Dio, verbo di Dio, cioè parola. Chi porta la luce, la porta al mondo e quindi diviene luce del mondo sul quale mondo domina la luce di Dio, ma le tenebre non l’hanno accolta, l’hanno rigettata, anche l’uomo può rigettarla, anche l’uomo può divenire tenebra.

Qui Gesù fa un parallelismo tra una città collocata sopra ad una montagna che la luce non deve restare nascosta ma deve essere rivelata altrimenti non ha senso averla rivelata

“non può restare nascosta una città collocata sopra un monte”  
ovvio, è un luogo messo in un punto molto luminoso, dove prende il sole da tutti i lati, quindi una città posta così in alto diventa un faro. Questa frase è anche allusiva, ed indica che Cristo è il faro cioè la città posta sopra la montagna, la montagna è fondamento, cioè la roccia su cui giace la città. Noi siamo invece luce che questo farò produce. Infatti il faro si pone sopra ad un altura perché possa operare bene, come una città posta in alto che diviene un faro per il mondo. E i discepoli sono la luce del mondo, cioè i portatori della parola di Gesù. La luce infatti ha la proprietà di percorre il suo percorso sempre linea retta a 360 gradi in tutte le direzioni, non cambia direzione a meno che non ci sia un oggetto che la faccia deviare, e la luce è in grado anche di attraversare gli oggetti, la materia, perché qui non si parla della luce sole, ma di una luce invisibile che è Spirito Santo. Quindi come luce i discepoli di Gesù devono camminare nel mondo, seguendo la strada del faro, della città, dell’origine. Partono dall'origine verso il mondo. Perché è il mondo che ha bisogno della luce e i fotoni sono i discepoli. Non si può celare ciò che è evidente.

né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.”
Altro esempio simile, che identifica che non serve a nulla nascondere Gesù, e tenere la sua parola santa celata agli uomini, perché essi prima o poi la scopriranno, perché è lo stesso Gesù che la renderà nota, dal momento in cui egli l’ha rivelata. Dice non nascondete la mia luce, per impedire che l’uomo ne venga a conoscenza come se la sua luce, fosse di appannaggio solo di pochi, questo vuol far capire!. È per tutti gli uomini.

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini”
Ecco qui Gesù parla di “vostra” perché si esprime così quando la luce proviene da Dio? o meglio dire che egli è il faro che produce questa luce, dice così perché ci vuole rendere partecipi di questa luce non solo portatori di questo potere, ma anche fautori noi stessi di questa luce, come se ogni discepolo possa diventare esso stesso casa di Dio, lo è, perché l’anima è la casa di Dio, quindi ogni singolo appartenente emette una luce propria del proprio spirito, però se non vi è lo Spirito Santo che attiva in questa lampada” l’anima” esso non emette luce, per questo dice la vostra luce. Ogni uomo può divenire luce per gli uomini se in esso abita lo Spirito Santo. Ed ogni uomo che vuol essere suo discepolo divine luce davanti agli uomini, cioè testimone della luce che è Dio. in questo Gesù fa capire che il discepolo è diverso che l’uomo del popolo, perché l’espressione ne evidenzia una separazione dicendo infatti risplenda la vostra luce davanti agli uomini, indica una separazione tra il discepolo e l’uomo, cioè il popolo. Gesù separa l’uomo di Dio dall’uomo del mondo, con la parola davanti o innanzi. Ogni discepolo deve essere luce per gli uomini, una lampada che porta Dio all’uomo.

“perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
Specifica perché c’è questa separazione, perché voi siate luce di Dio innanzi agli uomini, affinché le vostre opere siano manifeste, cioè rese visibili e non nascoste. Attenzione, parla delle opere non del soggetto, le opere devono precedere il soggetto, le sue opere parlano al mondo di chi è il soggetto, e le opere non sono solo le azioni, ma anche le parole sono opere di bene per il mondo.

Perché è mediante la parola che si cambia il mondo, mediante la conoscenza che diviene scienza esaltata dalla sapienza, mediante l’intelligenza.  Quindi il discepolo che vuole essere tale, deve manifestare le opere del Signore, e non nascondere la luce che Dio gli elargisce ma la deve rendere nota, visibile, concreta, reale, svelando se conoscenze, i misteri celati, se lo Spirito Santo gli da la possibilità di conoscere. Portare la luce e il sale al mondo, perché ciò che è nascosto sia rivelato alla luce della verità, glorificando Dio nelle sua maestà e nella sua gloria che è nei cieli cioè la casa del Signore, che è il faro del mondo.  Ci dice che tutto quello che i discepoli e il mondo devono fare è glorificare il Padre che è nei cieli, perché tutto è a Lui dovuto.
Tra l’altro specifica che tutti noi siamo figli del Padre Celeste dicendo “Vostro”, quindi non si sente lui solo il figlio del Padre , anche perché Gesù ha già detto di se agli apostoli che Lui è il Padre, e di conseguenza giustamente afferma che noi siamo figli del Padre quindi suoi.

Qui Gesù batte molto sulla centralità dei discepoli come portatori della sua luce e del suo sale. Invece fa capire che coloro che non sono più nella sua luce devo essere allontanati dal nucleo per non degradare coloro che si trovano al suo centro. E in questo  Gesù fa politica, da una direttiva, un comando ben preciso, dispone le regole del gioco e chi non si adatta  a tali regole non è più nella luce e non è più saporito come il sale. Sale che brucia se è puro e luce che brucia se è perfetta, quindi l’unione del sale con la luce produce un vapore che null'altro è che lo stesso Spirito Santo espresso in due forme diverse. Anche se nella notazione precisa la verità è Cristo! Però essendo lo Spirito Santo parte di Gesù e in Gesù, lo si può integrare tutto nello stesso soggetto!  Il sale è bruciante, corrosivo, purificante, mentre la luce è perfezione, conoscenza e verità.



Importante!

Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!