Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore.
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sabato 9 settembre 2017
Gesù figlio dell'uomo e Signore del Sabato.
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore.
mercoledì 12 luglio 2017
AL SEPOLCRO!
AL SEPOLCRO!
Mi sembra di aver scritto qualcosa, ma non trovo, va beh lo stesso, ho da scrivere qualcosa in più.
Giovanni 20
Questa frase ci racconta qualcosa di molto importante.
dice Come il Padre ha mandato Cristo, ed egli mando gli aspotoli, cosa ci fa capire cosa cela la frase, vediamo di farvi capire, andiamo all'apocalisse al brano che parla del collegio dei santi, più precisamente quando Giovanni descrive la composizione della corte celeste e dice che attorno a Dio ci sono 24 vegliardi, notate il numero, che sono antichi Re, sempre alla presenza della Gloria di Dio. Ora Notate una cosa curiosa, Gesù come figlio di Dio, cioè del Padre Onnipotente ha scelto per se stesso un collegio di 12 apostoli, che non sono re, ma li ha resi come re, perchè lì ha fatti fondamento simile al suo, che è il Figlio unigenito del Padre cioè del Re dei Re del Signore dei Signori. Il Padre ha 24 Re, il figlio ne ha 12 esattamente la metà, non è un caso che sia così, è stato voluto proprio con questa logica e dimostra anche un altro aspetto, la differenza tra Padre e Figlio, il Padre ha la sua corte di 24 vegliardi o consiglieri e il figlio ne ha 12 sotto di se, dimostra tecnicamente il potere dell'uno e dell'altro come dire il Padre è il doppio del Figlio, e Gesù infatti dice sempre che il Padre è più di Lui.
Quindi tornando alla Frase il Padre celeste invia il Figlio affinché esso si trovi 12 fondamenti che saranno in realtà i 12 fondamenti della nuova Gerusalemme, c'è una connessione netta e precisa dei 12 apostoli con i 12 fondamenti, che non sono solo il ricordo dell'antica Gerusalemme terrena e non rappresentano solo le 12 tribù, ma anche i 12 apostoli.
Curiosa la parte che Simon Pietro è sulla barca seminudo, come se fosse un vezzo, una libertà che avevano tra di loro. Ma curioso anche il fatto che innanzi al Signore esso si rimette in ordine, come se la sua vita fosse stata divisa in due parti, fintanto che vi era Gesù esso aveva un comportamento, quando Gesù non vi è più, il suo atteggiamento è più libero e si sente forte della sua posizione a far quel che vuole; ecco il perchè il Signore non si fa riconoscere, vuole vedere come i suoi discepoli vivono le sue parole, se veramente hanno intenso il suo messaggio. E il fatto che Pietro si rivesta, fa capire che esso aveva in parte trascurato il messaggio di Gesù. Si comprende, perchè Gesù poi insiste con quelle domande ripetitive.
Pietro dice a Gesù” Signore e di costui che sarà?” Gesù rispose: “ Se voglio che rimanga finché io venga, che te ne importa?, tu seguimi!”.
Questa frase ha un senso doppio, indica infatti che un apostolo deve rimanere tale fin alla fine dei suoi giorni, e che ci saranno altri ad occuparsi di lui, finché il Signore non lo prenda con sé.
Questo fa capire, che non è prevista abdicazione o mettersi da parte.
Parentisi:[
La parte dello scetticismo di Tommaso la conosciamo tutti.
domenica 9 luglio 2017
Lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù?
Cosa si nota in questi due testi:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Intanto prima di tutto si noti il linguaggio nel testo di Matteo egli riporta le parole di Cristo e suoi insegnamenti, si noti anche il parlare nel testo di Paolo, quali sono le differenze tra i due?
Il modo in cui Cristo si rivolge alla gente e il suo modo di esporre la parola, viene da Lui, non parla per conto di un altro, anche se nel testo dice che porta e fa la volontà del Padre, ma il suo discorrere in tutti i testi dei vangeli è un suo pensiero diretto.
Osserviamo il testo di Paolo.
"Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene." questa frase cosa ci mostra, aldilà dell'insegnamento.
Paolo afferma il concetto perchè è un suo pensiero, perchè è quello che lui vuole determinare, ma non perchè è stato lo Spirito santo a dirglielo, ma perchè lo ha capito lui, che così funziona, infatti l'uso delle forme dubitative, è proprio indice di non presenza dello Spirito Santo, specialmente inizio frase, e anche un uso eccessivo delle stesse, nel racconto dimostrano solo, che il soggetto sta riflettendo con la sua mente se è giusto quel che va pensando e lo pone appunto in forma dubitativa, perchè non possiede la certezza che quanto afferma sia realmente pensiero di Dio, diciamo che convince ste stesso e gli altri che quello che afferma è vero, è in pratica una discussione tra se è se, sono i suoi pensieri, i suoi ma e se.
Ora vi dimostro che Paolo pensava che Gesù fosse solo un uomo, e lo dice chiaramente in questo passo. "Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. " Nulla da dire.
venerdì 9 giugno 2017
Il linguaggio delle origini
venerdì 2 giugno 2017
PAOLO DI TARSO E LA SPINA NELLA CARNE
Premetto dopo aver terminato tutto lo scritto ho deciso di inserire una premessa...
So già che non accetterete questa versione, ma ho seguito punto per punto la parola scritta nel testo, rimanendo chiaramente fedele alle parole precise e al senso vero e profondo di quanto è rivelato dal testo stesso, per quanto paradossale può sembrare la mia l'interpretazione è molto più sensata di quella proposta da qualsiasi esegeta del passato, compreso S. Agostino e spiegherebbe anche alcune cose, dei suoi scritti.
Bibbia CEI74: 2Corinzi 12,7-10
Brani di difficile interpretazione nella Bibbia, I 2 Cor. 12, 7 “Perché non montassi in superbia mi è stata messa una spina nella carne” (tpfs*)
Che cos'è questa metafora che Paolo usa “la spina nella carne”? Secondo tutti gli esegeti moderni - e fondatamente - non è una tentazione di sessualità, come ha interpretato S. Agostino e come a volte viene interpretato, specialmente sulla linea della Vulgata, che traduceva questa espressione: “una spinosità che punge la carne” (stimulus carnis meae), che fa pensare subito alla sessualità. Nel testo greco non c'è l'idea di stimolo. Ovviamente delle spine conficcate nella carne si fanno sentire, ma questo è un fatto che viene dopo; non è la spina stessa. Se la spina sta tranquillamente dove sta non è uno stimolo, diventa uno stimolo, quando la spina viene conficcata nella carne, quando si fa sentire…
“Pregai e ad un certo punto mi disse” (non è una visione, ma una presa di coscienza che pian piano matura in Paolo); la risposta del Signore non è quella di spianargli la strada. Gli rimangono tutte le sue difficoltà; ma la risposta è questa: Ti basta il mio amore, la mia benevolenza! (più che la mia grazia). Non è: ti basta quella grazia corroborante che io ti do. Questa è un'interpretazione che rischia di quantizzare il rapporto: quella grazia che ti do, ti sarà sufficiente! Per Paolo il problema è più a monte. Gesù ti dice: io ti amo! Basta! Non ti preoccupare di altro! Quando Paolo riesce a capire questo, si è affidato all'assoluto dell'amore: voglio che tu sia apostolo! Ci sono queste difficoltà che ti impediscono di realizzare quei piani che io stesso ti ho fatto venire in mente! Va bene! C'è anche questo qua, come fare? Pensa a me, pensa al mio amore: l'assoluto è nel mio amore! Il mio amore che si manifesta nel mistero della morte e della risurrezione, nel mistero della debolezza e della forza di Dio. Una volta che Paolo riesce a capire questo… Ti basta di essere amato da me! Ti basta questo coinvolgimento nella debolezza e nella forza del mistero pasquale! Siamo insieme! Più debolezze ci sono e meglio è; non perché le debolezze siano simpatiche, ma perché Paolo vede nelle debolezze, malattie, difficoltà, quella partecipazione alla debolezza di Dio della crocifissione. E poi attraverso questo sa che connessa con questa c'è la risurrezione. Paolo ci dice: di fronte a qualunque difficoltà, la risposta che lui ritiene persuasiva nel suo apostolato è questo affidamento totale del suo apostolato a un Cristo, non solo che provvede, ma che ama e la sua provvidenza è frutto di quest'amore che per Paolo è un qualcosa di assoluto. Allora, quando Paolo si sente davvero così amato da Cristo, sa di essere accanto a lui, di essere nello stesso giro di Cristo, di poter completare nella sua carne quello che manca alla passione di Cristo, come dirà poi nella lettera ai Colossesi. Questo è un punto importante per capire la vocazione di Paolo, per capire la nostra vocazione, per capire ogni vocazione cristiana. Nella nostra vocazione Dio ci dice di farci tutto a tutti. Dobbiamo fare anche i nostri progetti; però il vero realizzatore del nostro apostolato, il vero attualizzatore di noi come dono agli altri nell'apostolato è sempre lui; è un segreto del suo amore verso di noi e verso gli altri. Allora Dio ci dice: lasciatemi fare! Fidatevi pienamente del mio amore! Fate tutto quello che potete, ma guardate a me, fidatevi pienamente del mio amore e io farò. Quando Paolo riesce a capire questo - c'ha messo del tempo! Pregai il Signore tre volte! Vuol dire: pregai il Signore a lungo, con intensità crescente, con tutte le mie forze - alla fine acquista luce.
Vi spiego cosa tratta la lettera ai Corinzi:
CEI74: 2Corinzi 12,7-10
Come si fa ad insegnare ad un figlio, la modestia e l'umiltà?
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Questa spiegazione ci fa capire alcuni curiosi passi delle lettere di Paolo, si spiegano sotto questa luce nuova molte cose dei suoi scritti, per esempio come poteva sapere che Giovanni in Apocalisse avrebbe scritto che un giorno un messaggero mandato da Dio avrebbe portato il vangelo eterno e da qui si comprende che forse quella parola definita da Paolo anatema forse era indotta non da Dio ma da qualcun altro. Perché è più che certo che Gesù preferisse più di ogni altro Apostolo anche più di Pietro stesso, il giovane Giovanni, per cui certamente il messaggero celeste è verità, ma allora se l'angelo che viene dal Cielo è un angelo di Dio, vuoi che Dio comunichi a Paolo una parola contro se stesso? Ovviamente no, per cui si comprende bene che quella parola sull'anatema non appartiene a Dio, forse è dello stesso pensiero di Paolo traviato da un demone che lo tortura notte e giorno e che lo prostra, più o meno è la stessa cosa che accade a S. Agostino, il quale ebbe un rimprovero di Dio usando un angelo che venne per avvertirlo di fermarsi, perché quanto stava scrivendo non era opera di Dio, ma opera della sua mente, ecco in questo passo di S. Agostino si può ben leggere anche l'errore di S. Paolo, un atto di superbia, poi preso per vero dagli uomini di Chiesa. Per cui non si può dire che un messaggero di Dio cioè che viene dal Cielo che per altro è rappresentativo di una dimensione celestiale, come il Padre Celeste, può essere definito un demonio e considerato un anatema e rifiutato, rinnegato e cacciato come fosse falso.
Quindi quanto dei testi di S. Paolo sono parola di Dio?
C'è anche da dire un altra cosa, quanto di una persona posseduta un prete prende in seriamente in considerazione? Poco o nulla, per ovvie ragioni. Quindi!!
Importante!
Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!




