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giovedì 21 maggio 2015

Il più piccolo fra tutti voi, questi è grande!

Chi è il più piccolo degli apostoli?



Come possiamo vedere ogni apostolo da un interpretazione un po’ diversa alla parola di Gesù. Si potrebbe pensare che questo discorso che gli apostoli facevano tra di loro fosse molto importante per loro, e quindi venisse spesso ripetuta tra di loro.  Se osserviamo bene solo in Luca vi è una risposta di Gesù aggiuntiva rispetto agli altri due, ma vediamo di capire melgio...


Matteo e Marco.. Luca

Matteo 18,1-5
1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me». [6-35]

Marco 9,33-37
 [1-32] 33Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». [38-50]

Luca 9,46-48
 [1-45] 46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». [49-62]

Tutti e tre parlano della presenza di un bambino che è preso ad esempio da Gesù, per esporre a loro meglio in senso figurativo il suo pensiero, perché così rimaneva impresso nel modo migliore, tutti e tre esprimo il concetto di Gesù, che chi accoglie un bambino in realtà accoglie il Padre Eterno.

Ma solo Luca aggiunge qualcosa che gli altri non mettono … ci sarebbe da chiedersi perché gli altri omettono questa frase … o perché Luca la pone per favorire chi? Nessuno! Eppure questa frase è molto sibillina.

“Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande! “
Negli altri due apostoli questa frase non c’è, come mai? Possibile che si siano dimenticati, quando Gesù dice loro che sarà proprio lo Spirito Santo che gli terrà vivo ogni ricordo, e quindi se lo S.S. gli tiene vivi i ricordi, perché gli altri due omettono questa farse? L’hanno omessa loro, oppure sono stati convinti ad ometterla? oppure qualcun’altro l’ha omessa a posteriori? Non si sa, e se c’è qualcuno che sa, tace.

Ma vediamo di capire la frase di Luca …

Ma il più grande e il più importante per chi?  Perché se fosse il più grande tra di loro, non avrebbe senso, invece questa diatriba non nasce per sapere chi è il più grande o il primo, ma nel capire chi era il più importante tra tutti loro secondo e verso il Maestro, era Lui l’ago della bilancia, solo Lui avrebbe potuto dipanare la matassa ed infatti Gesù lo fa, ma con furbizia non vuole dirlo direttamente, forse per non creare dissapori, lo dice in modo nascosto, quanti avranno capito tra gli apostoli?

Luca dice: “Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”

Significato espresso da molti altri prima di me,e rivolta sia ad un qualsiasi credente che agli apostoli, identifica l’umiltà di chi si appresta ad essere suo apostolo, i bambini sono candidi, umili, semplici, ingenui ecc, quindi la similitudine che fa Gesù è indicativa proprio verso chi è e chi si appresta ad essere apostolo di Gesù, cioè vuole che i suoi apostoli siano così.  Ma questo stesso discorso in Luca prende anche un'altra senso, e parla non solo dei presenti e futuri apostoli o credente cristiani, ma proprio fa un riferimento a qualcuno di loro, in senso preciso, il discorso ha due significati nello stesso.

Perché Gesù fa questa similitudine con un bambino piccolo, parlando di loro?
Sono gli apostoli che l'hanno posto quella domanda non la gente comune… quindi è lì che va trovata la risposta, tra gli apostoli …  e Gesù gliel'ha data … e solo Luca la riporta.

Eccola: “Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”

Il più piccolo fra tutti voi, è inteso fra tutti voi cioè 12 apostoli, tutti e 12… chi dunque era il più piccolo di età tra di loro? Quello che Gesù amava di più, tra tutti … Giovanni! 

Quindi Gesù disse agli apostoli che Giovanni era il più grande, il più importante, nel gruppo degli apostoli, che poi dopo abbia eletto Pietro a capo della chiesa, non ha alcuna importanza, ma Gesù qui risponde che il più piccolo tra di loro che era ancora un “bambino=ragazzo” (perché a quel tempo la parola ragazzo non esisteva per cui probabilmente i bambini erano anche i giovani) , era il migliore di loro, Gesù conoscendo i loro pensieri, pensò bene di non dire esattamente chi fosse, ma di dirlo in modo nascosto, perché altrimenti si potevano creare degli screzi.  Che poi si dimostrarono dopo la sua resurrezione, sul lago di Tiberiade con Pietro che forse capì, quell'insegnamento, ed infatti quando Pietro chiese a Gesù “cosa ne facciamo di lui?” in riferimento a Giovanni, e sappiamo bene in che modo stizzito ha risposto  Gesù … questo ci fa capire che tra il più adulto e il più bambino vi era notevole diversità di pensieri e sentimenti; Pietro quasi lo vede come un inciampo nella comunità adulta dei 12, un ragazzino, che ci stava a fare la tra di loro?

Un inciampo, secondo il suo pensare era troppo piccolo. Eppure se Gesù lo scelse, aveva le sue buone ragioni, invece Pietro era molto infastidito dalla presenza di Giovanni, altrimenti non avrebbe fatto quella domanda a Gesù. Ma anche il fatto stesso che solo Giovanni si trova sotto la croce, assieme a Maria  Madre di Gesù ne nota l'affetto filiale che Giovanni aveva per Gesù, cosa che nessuno degli altri aveva, inoltre il fatto stesso che Gesù chiede all'apostolo di divenire figlio di Sua Madre, è molto indicativo, e il contrario lo stesso, non si può escludere perchè non ci piacciono certe verità, perchè altrimenti non si segue la parola di Cristo ma si fa la parola di chi non ama certe verità.

Quindi l’affermazione nascosta di Gesù era ovvia e logica … Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande”… il più piccolo inteso in senso di età, perché questa è un affermazione rivolta agli apostoli.
Ecco il perché Giovanni non riporta il passo, perché egli essendo il più umile non si sentiva neppure degno di tanto onore.

Si potrebbe anche capire che forse anche Marco e Matteo potevano essere un po’ gelosi, di Giovanni, e questo potrebbe essere possibilissimo, visto come Gesù trattava Giovanni, fa ben capire, anche dopo la resurrezione, Giovanni era spesso assieme a Gesù, più che agli altri … e questo potrebbe aver generato senza ombra di dubbio delle gelosie e per tale ragione gli altri due evangelisti potrebbero, anche no, aver rimosso quella frase di Luca. Perché è impossibile che non se ne siano ricordati, viste proprio le parole stesse di Gesù,  lo Spirito consolatore vi insegnerà e vi darà ricordo.

C'è da notare anche un altra particolarità....che rientra nel discorso..

49Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».50Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Giovanni capisce a chi è riferita quella frase e cerca in qualche modo di depistare l'attenzione spostandola su un altro problema più importante...


Giovanni prese la parola dicendo:  prendere la parola indica appropriarsi della parola, cioè rubarla, sottrarla, farla propria, ed indica anche distogliere l'attenzione, il fatto di indicare questo prendere la parola sta proprio a sottolineare che egli capì a chi era riferita, ed in fretta tentò di distogliere l'attenzione da se, depistando gli altri . 


Quindi come si vede lo stesso Giovanni aveva inteso giusto! 



Le Beatitudini sono un monito!


Le Beatitudini 

Ho spostato alcune frasi perché alcune sono accoppiate l’uno all’altra.

Lc 6,20-26:
20Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Chi sono i poveri di cui Gesù parla?
Nel mondo di ogni tempo i poveri ci sono sempre stati, in ogni dove, di ogni popolo, di ogni religione, ma allora chi sono i poveri di cui Gesù fa riferimento? In latri punti dei vangeli Gesù parla agli apostoli e alla futura chiesa di occuparsi della suo ovile, chi sono dunque questi poveri, sono veramente i poveri in senso materiale del termine, oppure sono poveri in senso spirituale?

Vediamo un attimo, il povero materialmente parlando è colui che si è trovato nella vita a nascere in una famiglia senza nulla, guardiamo ai bambini dell’africa, di altre regioni del mondo, senza cibo, senza vestiti, senza una casa, senza una fede, alle volte senza famiglia, sbandati e trattati come esseri inutili, questi come è sempre stato, vivono una vita spesso di sentiti, nell’ignoranza, oppure nella loro cultura indigena, che sia l’Africa come l’Europa, non cambia nulla.

Ma i poveri non solo questi, anche nella nostre città ci sono poveri, senza cultura e poveri con cultura, ma anche questi vivono sotto i ponti, nelle baracche, nelle stazioni, nelle parrocchie, ecc, ma la differenza tra questi poveri civilizzati e quelli delle foreste o dei deserti extracomunitari quale sarebbe? Nessuna! Entrambi sono poveri, entrambi sono privi di tutto, solo che tra questi poveri, esistono diverse classi di poveri, da quelli senza nulla, a quelli che sono divenuti poveri, dopo aver passato un breve o lunga vita da ricchi o da persone con una buona cultura.

Ma sono veramente questi i poveri di cui Gesù fa menzione?
Perché se guardiamo bene tutti costoro hanno commesso peccati di tutti i tipi,  come può essere che codesti poveri meritino il regno dei cieli! È la povertà che porta l’uomo a Dio? Se fosse così basterebbe divenire poveri di tutto per essere salvi, ma è così realmente? No!

Se un povero vivendo nel suo ambiente non pratica la parola di Dio, sarà da Dio solvato, solo perché è povero? No! Se un povero anche avendo ricevuto una notevole cultura  non pratica la parola di Dio, sarà salvato solo perché è povero? No!

 Ma allora a cosa si riferisce Gesù parlando di povero!

Vediamo povero cosa significa …

Il povero è colui che gli mancano le sostanze per poter vivere dignitosamente, cioè chi gli manca il danaro per poter sopravvivere.

Ma povero è anche colui che non ha cultura, colui che non ha potuto istruirsi, noi lo definiamo ignorante, ma è sempre un povero.

Vi è anche un altro aspetto dell’essere povero, quello spirituale, povero in spirito, cioè colui/lei che non gli è stato insegnato nulla a livello spirituale, che pur cercando qualcosa nessuno glielo ha insegnato, che siano questi i poveri di cui Gesù fa riferimento?

Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio.
I poveri in spirito, cioè colore che ambivano a ottenere uno spirito più grande ma a causa di altri non l’hanno ottenuto, per cui Dio gli darà quello che ad essi gli stato privato.  

Quindi la parola indica la privazione dell’insegnamento della parola di Dio, a chi la cerca e se costui muore senza averla ottenuto, per svariate ragioni, esso la otterrà nei regno dei cieli.

Quindi indica anche l’insegnamento che non deve venire meno, non deve mancare la parola di Cristo. Questa beatitudine è in realtà un monito, che dice in sostanza non private nessuno della parola di Cristo, perché coloro che pur cercandola non l’ha otterranno, saranno salvati.

Ecco cosa dice la beatitudine si rivolge a tutti i poveri, ma non tanto ai poveri di sostanze, quanto ai popoli che desiderano essere convertiti al cristianesimo, e per causa di altri non possono esserlo, costoro saranno salvati.

Privare un “povero” della parola di Cristo significa salvarlo, ma la privazione sarà la condanna degli altri.

24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Qui parla dei ricchi, ma in che senso, per il fatto che essi pur sapendo molte cosce e avendo molte conoscenze, primo non praticano la parola del Signore, pur conoscendola, secondo non praticano neppure la pietà, verso i più deboli, ma oggi giorno chi sono i veri ricchi, solo coloro che hanno tanti soldi in banca oppure anche chi possederà la parola di Cristo, può essere considerato un ricco? Certamente anche costoro sono ricchi, ma se essi come gli altri si negano nel dare la parola,  loro ricevuta ecco che si compie quanto Gesù qui annuncia.  La ricchezza non è intensa solo nel possedere danaro, ma anche nel possedere virtù, cultura e conoscere la parola santa. Quindi Gesù dice chi pur avendo ricchezze, non le elargisce agli altri, ha già ottenuto in terra la sua ricompensa, altro non avrà.


21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.

Di che fame parla?
Quella del corpo o quella dello spirito, è un parallelismo molto simile al precedente, li si parla del povero, in senso lato, qui si parla di colui che ha fame, di cosa, di cibo, di conoscenza? Oppure ha fame di spirito e del corpo salvifico di Cristo! Si questa è la sua fame, egli sente il bisogno di aver in se il cibo divino e qualcuno glielo vieta, fa anche capire di non vietare a nessuno di assumere il Cristo in se. Perché chi vieta di cibarsi del corpo e sangue di Cristo sarà dannato, mentre colui che ha fame,
e non gli si darà da mangiare, sarà salvato, mentre colui che ha ordito contro sarà punito.

25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Qui fa capire che non si deve dar solo cibo, ma anche la parola del signore, assieme ad esso, che non serve nulla dar solo da sostentamento al corpo senza insegnare la parola del Signore, si nutre il corpo ma non si nutre lo spirito che interessa molto di più del corpo al Signore.  Non divorate tutto, lasciando una parte del mondo senza cibo e senza parola del Signore, perché il vostro cibarvi della parola del Signore potrebbe venirvi in disgrazia se non porterete nessun uomo a Dio e se non darete al prossimo il cibo di vita eterna.

Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Il piangere è un espressione di vario tipo, si piange per il dolore di una malattia, per la perdita di una persona cara, per svariate cose, ma si piange anche per Cristo! Si piange perché il mondo non vede il male che si fa, infatti Gesù non dice ””… a causa mia …”” a causa di Cristo si potrà perdere anche la vita, e molti piangeranno la perdita della fede, molti si dispereranno. Quando sarete lassù riderete …. Ma di chi? Il ridere è diverso dal gioire … ridere dei nemici ..

Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete
Quindi non ridete dei vostri simili, che sono nella sofferenza perché un giorno anche voi sarete nella sofferenze ed altri rideranno di voi …

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.

Questo passo è facile, per tutti non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo.


23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
In questo fa notare un particolare  dicendo di no andar incirca della lode, perché spesso questa è falsa.


In sostanza le beatitudini parlano di spargere sempre la parola del Signore senza stancarsi mai, senza mai mettersi in mostra, senza mai farsi notare, dando non solo del proprio, ma anche dando di più, e soprattutto ricordandosi di non chiedere mai al Signore alcuna ricompensa.

I SEPOLCRI IMBIANCATI CHI SONO VERAMENTE?

SEPOLCRI IMBIANCATI E LA LEGGE ETERNA!



Matteo 23
27.Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.

Cosa significa imbiancanti?
Il termine è usato per indicare coloro che si apprestano a restaurare o dipingere un muro di bianco o dare la calce, la parola però assume un significato diverso cioè rivestire e ricoprire, oppure anche vestirsi di bianco. il bianco di calce serviva e serva per distruggere le malattie, dai tronchi delle piante, per sterilizzare e ha anche un azione corrosiva, per cui ripulisce in certo qual modo, ma anche per abbellire le case, le tombe, renderle come nuove, per far tornare pulito quello che era vecchio. Ecco che imbiancati diventa rivestiti di bianco.

Sepolcri imbiancati indica che sono stati resi bianchi cioè sono stati vestiti di bianco per non mostrare che sono sporchi e pieni di muffa e putridume, indica anche impedire di vedere il male, cioè mettere un travestimento. Quindi sepolcri imbiancati rivolto agli essere umani, sta ad indicare di chi si veste bene, si ammanta di oro, bisso e scarlatto(apocalisse), ma sotto e dentro di se, è marcio fino al midollo, pieno di peccato, corruzione, ecc.

Se poi aggiungiamo la parola ipocrisia ai termini.
wikipedia: "L'ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è un atteggiamento, comportamento o vizio di una persona (Sofia) che volontariamente pretende di possedere credenze,opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non possiede. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare altre persone con tali affermazioni, ed è quindi una sorta di bugia."

Quindi l’ipocrita è colui che finge, il bugiardo, colui che mente, abbinato a Sepolcri imbiancati diviene come colui che rivestendosi di candide vesti e mostrando un atteggiamento santo; poi in realtà sono coloro che ha un doppio comportamento, da un lato si mostrano santi anche nel vestire e nei modi di fare, ma  poi celano un'altra personalità, come se avessero una doppia faccia. Si possono fare esempi di tutti i tipi, una persona che vestendosi in modo distinto e apparendo bella e buona, gentile e magnanima, poi in altro senso è un ladro, un truffatore, un delinquente; oppure un uomo che appare santo, che ha anche una veste che dovrebbe mostrare il suo status e la sua appartenenza poi in realtà sotto è un pedofilo. In sostanza è il nascondere sotto mentite spoglie quello che si è realmente.

Il proverbio che noi abbiamo coniato è riferito a questa parabola...:" L'abito non fa il monaco"

Ma le parole di Gesù non mirano solo al soggetto che ha un doppio atteggiamento, ma anche a  colui che avendo un doppio comportamento, pretende di insegnare al prossimo, ponendosi su un pulpito, quindi il suo monito, parabola non riguarda tanto la persona che vive fuori dal suo ovile, quanto proprio coloro che vivono entro il suo ovile, li richiama affiche essi non siano come gli scribi e i farisei; gli scribi sappiamo bene che erano coloro che trascrivevano la parola di Dio, quindi corrispondenti ai moderni teologi, mentre i farisei che significa separati, erano un personaggi che stavano a metà strada tra il religioso e il politico, oggi potremo vederli come i nostri cardinali, che anch'essi sono una via di mezzo, i politici dello stato Vaticano Quindi il riferimento che Gesù  fa, non è riferito alla gente comune, ma a coloro che custodiscono la legge di Cristo, coloro che pur conoscendo la legge la usano a loro uso e vantaggio, il monito di Gesù non riguardava solo coloro che vivevano a quel tempo, ma tutti coloro che poi apparterranno alla chiesa futura di Cristo, quindi l’espressione mira direttamente al cuore della chiesa, non è un espressione per tutti, (anche se può essere intesa in senso allargato) ma principalmente a coloro che stanno alla sommità del potere ecclesiastico, la frase è quindi chiarissima nel suo vero intendimento: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.  Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.  Gesù fa riferimento ai farisei e agli scribi solo perchè sono un esempio utile per agire da monito verso la chiesa del futuro, cosa che la chiesa ha intepretato come le è parso più utile, girando la medesima parola contro la società e i potenti del mondo ed escludendosi dalle parole stesse di Cristo..

Purtroppo però gli apostoli per quanto potessero comprendere non capirono che il messaggio che Gesù aveva lanciato verso gli stessi farisei ebraici era una voce che riguardava ogni tempo a venire.

“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati”  quindi Gesù dice di stare attenti a coloro che sono rivestiti e investiti dell’autorità di  gestire la parola di Dio, perché le loro parole i loro insegnamenti non corrispondono sempre a quanto loro sono o vanno insegnando, perché essi si rivestono di candide e lussuose vesti, piene d’oro e bisso e scarlatto, ma nascostamente dentro di loro sono il contrario di quanto mostrano fuori. Non solo, ma insegnano l’inganno, perché il riferimento all'ipocrisia è proprio indice di insegnamento ingannevole.  

Non si può vedere questo testo riferito al mondo intero ed escludere da esso chi lo insegna, perché questo significa fare proprio quello che dice il testo stesso, chi fa questo, mette in pratica proprio le parole di Cristo, cioè è colui che Gesù accusa. 

Tutte le parabole di Gesù sono finalizzate al tempo futuro, dopo la sua resurrezione e ascensione, specie alla sua Chiesa, quella che egli stesso è fondatore, per cui non era solo un monito per quel tempo come moltissimi fino ad oggi hanno guardato e voluto credere ad ogni costo, ma era proprio un riferimento al tempo futuro, ma la chiesa di ogni tempo non ha mai gradito questa interpretazione e quindi ha sempre condannato chiunque si sia espresso in termini differenti, specialmente talune parabole le ha considerate offensive verso se stessa, tanto da darne un interpretazione tutta personale ed escludendo anche con l'astuzia il riferimento diretto a se stessa, ecco perchè in tante manifestazioni di Cristo negli ultimi secoli fatte mediante santi, profeti, ecc, la chiesa non  ha mai gradito il rimprovero di Cristo verso se stessa, tanto da cancellare questi richiami dai documenti di costoro. E questo attuare infastidito della chiesa, è proprio il monito che Gesù da in questa parabola. In sostanza la parabola dice semplicemente questo, si finge di insegnare la vera parola celata da una finta parola che sembra vera cioè rivestita di bianco...quindi non solo la persona può essere rivestita di bianco ma anche la parola che si annuncia può essere rivestita di bianco e celare il marciume, cioè un insegnamento ingannevole. 

In sostanza Gesù dice di stare attenti a come si interpreta la parola di Dio, perchè poi si viene anche condannati per questa.

sabato 16 maggio 2015

Il Signore del Sabato!


Il Signore del Sabato!



Dal Vangelo secondo Luca



“Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe.


Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».

Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».  E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato».

(Matteo 12:8).Gesù, disse” che Egli è Signore del sabato

Mi chiedo come la chiesa abbia interpretato tale espressione?

Marco 2:27 Gesù dice: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato".


Questa espressione indica, che il sabato essendo il giorno del Signore è stato modellato per operare sull'uomo, infatit quando dice non l'uomo per il sabato indica che questo giorno non è un giorno di festa umano, ma un giorno in cui l'uomo riceve dal Signore che presiede sul Sabato le sue grazie.Questo fa capire molto bene che in questo giorno Dio comanda che l'uomo debba operare per il bene e non secondo le intenzioni errate degli ebrei.

(Mt 11,28-29)Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e gravati e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per le vostre vite”

In pratica il giorno di sabato originariamente non aveva il senso che poi i giudei volerlo attribuirgli, con un infinità di norme, ma semplicemente Gesù ci dice con le sue parole e le sue opere che il sabato è nato per l’uomo, affinché durante questo giorno, l’uomo si prodighi a far il bene a compiere atti, sotto la tutela di Dio per il bene del prossimo e personale(accumulate nei cieli un tesoro), quindi il sabato nasce per osservare il comandamento del fare il bene, sia intenso come guarigione, che come insegnamento, e per ovviamente l’adorazione del Signore. Quinti tutto quello che si fa di sabato, deve essere fatto per amore del prossimo, ma lo spigolare diventa un atto di bene, perché non rivolto solo alla propria soddisfazione personale, ma a quella del prossimo, quindi è inteso anche come nutrire il prossimo, è legale per Gesù, quindi diviene legale anche lo spigolare, anche dividere il pane, se pur tutto ciò che facciamo sia fatta per amore del prossimo, allora si che il giorno di Sabato diviene Giorno del Signore.

Ma l’espressione derivata dalle parole di Davide che Gesù riporta, inerenti al Sabato, indicano anche altro: disse “che Egli è Signore del sabato” (Matteo 12:8).

Ma Gesù perchè riporta quelle parole, come se Esso ne avesse bisogno! Ovvio che ne ha bisogno. Quelle parole non sono di Davide, non escono dalla sua bocca, ma sono voce di Dio, quindi appartengono a Gesù.

Cosa veramente indica questa affermazione?

Indica che Gesù sta dicendo di se stesso che esso è Dio, quindi colui che domina di Sabato, colui che di sabato fa le opere di bene, di misericordia, ecc, ma solo opere rivolte verso l’amore dell’essere umano per l’essere umano, quindi Gesù ci dice che egli è Dio con Dio, il Sabato è il suo giorno, il Sabato è il giorno in cui Gesù, è unito mirabilmente con il Padre Eterno, è per questo che Egli preferisce svolgere certe cose di sabato, le opere del Padre Suo, perché in quel Giorno egli è come se fosse il Padre direttamente. Assume in se e su di se, il potere del Padre Eterno, per cui l’operare di Sabato era logico per Gesù, visto che esso rientra nella logica del Padre celeste.

Sappiamo bene Gesù ha guarito e preferiva guarire in questo giorno anziché in tutti gli altri,  come riportato in questi passi: la guarigione di un indemoniato (Mc 1,21-28; Lc 4,31-37); della suocera di Simone (Mc 1,29-31; Lc 4,38- 39); di un uomo dalla mano inaridita (Mc 3,1-6; Mt 12,9-14; Lc 6,6-11); di una donna curva (Lc 13,10-17); di un idropico (Lc 14,1-6); di un infermo alla piscina d Betzaetà (Gv 5,1-18); di un uomo cieco dalla nascita (Gv 9,1-41). Ecc.  Quindi Gesù manifesta la sua “simbiosi” con il Padre suo Celeste, è un tutt’uno. Per questo Egli preferisce operare in questo giorno. Esso è il Dio buono ed Eterno nel quale come disse il Padre Suo in genesi si da all’uomo cioè si dedica alla sua creatura. Si riposa dalla opere delle sue mani, cioè dal lavoro duro di tutti i giorni, per occuparsi solo delle sua creatura. Per cui Gesù mette in pratica la logica del Padre Suo, che l’uomo non ha compreso.

Non dice che il sabato non deve essere santificato, anzi, specifica invece che di sabato l’uomo deve operare il bene per il bene, non dimenticandosi di nulla e non omettendo nulla. Ma Gesù ci fa capire che le guarigioni più importanti noi le otterremo proprio in questo giorno, invocando la Trinità di Dio sul prossimo. Quindi Gesù ci sta dicendo che la S.S.ma Trinità che si è generata in Lui e in Lui abita e in Lui la manifesta, da sfogo alla Sua Santità e Gloria nel giorno di Sabato, perché in quel settimo giorno della settimana Sacra, le tre persone della Trinità si trovano assieme, ecco perché Gesù preferisce operare di Sabato. Oltretutto nel giorno del Signore l’Onnipotente, le tenebre non hanno presa, e si ritirano, per cui un atto malvagio fatto di sabato è peggiore di quello fatto in qualsiasi altro giorno, compresa la domenica. Ecco perché Gesù dice se tu non operi il bene per il bene e operi il bene per il male che tu pensi essere un bene, tu sia maledetto, perché la maledizione cade su chi opera il male nel giorno del Signore.

Ecco perchè Gesù rimprovera gli ebrei di non aver capito il vero senso, del giorno del Signore, e imponevano a tutto il popolo restrizioni malsane. Da qui egli si è adirato contro di loro.

Gesù non ha mai abolito il Sabato come festività antica, non l’avrebbe mai fatto, visto che era il giorno del Padre suo Eterno, fin dall'origine! Abolisce le norme che gli ebrei avevano imposto erroneamente e forse anche pretestuosamente.

Ci dobbiamo ricordare sempre che Gesù è figlio di Dio, non è un essere umano, non lo dobbiamo trattare come un essere umano, ma come un Dio, invece tentezialmente la chiesa tratta Gesù come un essere umano, quando non lo è. 


LINK: 
le vere date della nascita, morte resurrezione
http://vangelodicristo.blogspot.it/2017/09/gesu-figlio-delluomo-e-signore-del.html 
Ripristinare il sabato santo come giorno del Signore.

Qualche tempo dopo aver scritto questo testo, sua santità Benedetto XVI ha dichiarato che il giorno in cui Cristo è risorto non è la domenica ma bensì il Sabato!
Non vi pare curioso?

BXVI come altri prelati mi seguono.

venerdì 15 maggio 2015

NON PASSERA QUESTA GENERAZIONE!



Cosa sono le generazioni per Gesù?

Marco 13,30-31

30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Cosa intende Gesù per generazione?
Dice questa generazione … ma oggettivamente non poteva essere la generazione di quel tempo, sicuramente Gesù intendeva altro vediamo di capirlo, o meglio vedrò di aiutarvi a capire …
Intanto cerchiamo di capire cosa può significare il termine generazione e da dove la parola prende origine.
Generazione ha diversi significati nel nostro tempo … ma siccome parliamo di un Dio sicuramente per lui i termine a più significati di quanto non sembri, perché esso conosce tutti i significati che l’essere umano ha coniato dalla sua nascita alla sua fine, cerchiamo di capire quelli fin’ora coniati.
Come il termine mangiare che in realtà intendeva nutrirsi della parola, cioè farla propria, così in questo caso generazione prende un altro senso che non è quello che noi crediamo ….

Secondo wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Generazione generazione significa :
“Il  termine etimologico: generazione (dal latino gĕnĕrātĭo, -onis derivato dal verbo gĕnĕro "io genero" a sua volta affine al sostantivo gĕnŭs, gĕnĕris "genere, discendenza, specie, stirpe, nascita, origine, prole, popolo"; cfr. greco γένος, -ους, da una radice γενεσ- da cui, per rotacismo il latino gĕnŭs, gĕnĕris) viene utilizzato per definire tutte le persone dello stesso livello in un albero genealogico. Ad esempio un fratello una sorella e un cugino fanno parte della stessa generazione.
“un insieme di persone che è vissuto nello stesso periodo ed è stato esposto a degli eventi che l'hanno caratterizzato”, quindi si rifà agli esseri umani che sono vissuti in certo lasso di tempo..
Wikipedia non ci aiuta, vediamo di capirlo …

Intanto prima di tutto la parola prende origine dalla parola generare  oppure qualcos’altro.

Generare:http://www.treccani.it/vocabolario/generare/ vi leggete il significato per chi non lo sa.

far nascere, dare alla luce, mettere al mondo, partorire, concepire, procreare, dar vita a, originare, figliare, riprodursi, prolificare, creare; (di luogo) dare origine, dare i natali
2. (della terra) produrre, fruttare, fruttificare
3. (elettricità, calore, ecc.) produrre, suscitare
4. fig. (idea, stato d’animo, ecc.) provocare, causare, dare origine, suscitare, avviare, mettere in moto, dar luogo a, condurre a, dare adito a.

Ma come nel termine mangiare che è un sinonimo in nutrire, così generazione ha il suo sinonimo, vediamo di trovarlo …

Generazione:  procreazione, concepimento, nascita, creazione, origine, sviluppo, riproduzione, genesi, prolificazione, proliferazione
discendenza, famiglia, casato, casata, stirpe, schiatta, lignaggio, progenie
(nel l. scientifico e tecnico) produzione, emissione, formazione.
generazione spontanea: abiogenesi.

Quindi abbiamo trovato 3 parole che potrebbero andare bene, vediamo se è vero.. creazione, genesi, stirpe.

Ma sarà una queste? Secondo me no!

Creazione potrebbe intendersi da un inizio ad una fine, bisogna capirsi da quale inizio, se dall’inizio della creazione alla sua fine …
Genesi: potrebbe essere similare.

Stirpe: potrebbe rifarsi a quella sacerdotale, o comunque quella umana.

Ma per capire il passo, dobbiamo un attimo rileggere  il testo dal punto 13, 14- in poi, per vedere che Gesù fa una predizione sugli eventi del futuro, ma è una predizione riferita da quando esso è venuto al mondo, oppure da quando il mondo esiste?

Questo è un bel dilemma, nessuno può sapere se la predizione riguarda da quando esso è venuto oppure da quanto l’Eden è stato creato.  Qualcuno potrebbe dire cosa cambia? Cambia molto, perché se è dalla creazione in poi allora Gesù parla della fine di tutti i tempi, ma se invece si riferisce ad un periodo dove esso viveva, cambia la questione.

Possiamo dire di escludere la prima, mentre la seconda è quella reale.

Qualcuno ancora dirà ma perché escludere la prima ipotesi? Semplice ce lo dice il discorso dal Marco 13,24- dove parla dell’oscuramente solare e lunare, che rifà esattamente all’oscuramento solare riportato poi in apocalisse di Giovani. Questo evento non riguarda la fine di tutti i tempi, ma di un determinato tempo storico. Inoltre parla anche dei falsi profeti e falsi cristi, per cui si rifà ad un periodo che è riferito sempre in apocalisse di G. di grande confusione e smarrimento della fede.

Quindi la prima non è di sicuro.

Con il termine generazione cosa ci vuol far capire Gesù?
Il mondo procede a fasi, nella sua evoluzione, segnate come scrive in genesi, quando Dio genera le stelle, e i moti sono vari, questo sta ad indicare che Dio ha posto nei cieli devi movimenti tali da segnare non solo la vita degli esseri umani, ma di tutto il cosmo a cui noi apparteniamo, e questi movimenti celesti servono per calibrare l’orologio cosmico e tutto quello che contiene, compresa la terra e il sole, ecc … ora questo orologio cosmico è segnato dal passare di periodi molto lunghi,  segnati dal passaggio di ogni tot di tempo.

Questo scandire cosmico stellare del tempo influisce su tutto il nostro vivere terreno, quindi Gesù cosa intendeva dire con generazione? Intendeva, in realtà il passaggio delle costellazioni, ricordiamoci che Gesù fu visto disegnare sulla terra un pesce, (che poi la chiesa lo prenderà come simbolo de Cristo), come per indicare la costellazione nella quale esso diceva che saremo entrati, quindi non parla di generazione umana, che solitamente ha un arco di tempo breve. Ma parla di  passaggio da una costellazione ad un'altra, non vuole ovviamente svelare il mistero per cui usa questa parola, generazione, ed usa questo simbolismo per far capire che la generazione altro non era che il passaggio da un epoca ad un'altra da costellazione ad un'altra, ha usato di proposito questo simbolismo per indicare il momento in cui tutto quello che Lui diceva e che poi in Apocalisse di Giovanni venne confermato e ampliato, doveva attuarsi all’interno di quell’arco temporale nel quale quella costellazione avesse svolto il suo passaggio, al termine del passaggio ecco che si presenta al mondo l’era nuova, con tutto cambiato, quindi tutto quello che deve avvenire, avverrà molto prima del termine dell' era dei pesci, alla quale Gesù fa riferimento. Qualcuno penserà che sia un discorso astrologico, nulla di più sbagliato, è un discorso astronomico, che di astrologia non ha proprio nulla, salvo il nome delle costellazioni. E nel passo Gesù dice  un'altra cosa importante, “ se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, nessun uomo si salverebbe” questo è un chiaro riferimento al fatto che tutto deve avvenire in un arco di tempo molto prima della fine dell’era dei pesci; in apocalisse, poici si rifà ad un periodo di tempo di x anni nei quali ci sarà un periodo di pace, questo periodo di x anni, è in realtà un tempo di transizione, cioè di passaggio tra un era e l’altra, quindi tutto avverrà molto prima della conclusione dell’era effettiva.  Ora vediamo un attimo il trascorrere delle ere, che Gesù chiama generazione, cioè il cambiamento del tempo nel lungo raggio.

Movimento delle costellazioni nel cosmo:
Nell’astronomia si prendono come punto di partenza il Sole, nel 498 a.C. che ha incrociato l'equatore celeste alla mezzanotte del 21 marzo, quel punto l'equinozio di primavera si trovava nel primo grado della costellazione di Ariete. Partendo da quel punto si divide a 360 gradi l’universo visibile. Ogni 30° una costellazione. Questo movimento impiega quasi 72 anni a percorrere un grado cosmico e 2150-2160 anni per percorrere una costellazione e 25920 anni per tornare al punto di partenza in senso retrogrado, questo è chiamato" grande anno siderale". La terra fino ad ora ha vissuto molte ere cosmiche, attualmente siamo in quella dei pesci, ecco il perché Gesù disegnava a terra un pesce indicando che erano appena entrati in quell’er e per far capire poi cosa Egli poteva intendere con alcuni suoi strani discorsi.

Le grandi Ere del passato sono tantissime le date qui riportate possono essere approssimative perché nessuno sa con esattezza se corrispondono, anche se esistono antichi calcoli che potrebbe indicarne una misura temporale:

Era del Pesci dal 26080 a.C. al 23920 a.C
Era del Acquario dal 23920 a.C. al 21760 a.C
Era del Capricorno dal 21760 a.C. al 19600 a.C
Era del Sagittario dal 19600 a.C. al 17440 a.C
Era del Scorpione dal 17440 a.C. al 15280 a.C
Era del Bilancia dal 15280 a.C. al 13120 a.C
Era del Vergine dal 13120 a.C. al 10960 a.C.
Era del Leone dal 10960 a.C. al 8800 a.C.
Era del Cancro dal 8800 a.C. al 6640 a.C.
Era dei Gemelli dal 6640 a.C. al 4800 a.C.
Era del Toro dal 4800 a.C. al 2320 a.C.
Era dell'Ariete dal 2320 a.C. al 160 a.C.
Era dei Pesci dal 160 a.C. al 2000 d.C
Era dell'Acquario dal 2000 d.C. al 4160 d.C.
Era dell'Capricorno dal 4160 d.C. al 6320 d.C.

Quindi l’era sotto la costellazione dei pesci sta per concludersi. La generazione di cui Gesù parla passerà ad altra costellazione e questo passare del cielo cioè cambiare cielo, sta proprio ad indicare il cambiamento della costellazione che in quel periodo storico vi era e il cambiare della terra, indica mutamenti che avverranno alla fine di un dato periodo, evidentemente per diverse ragioni la terra ogni tot di tempo deve subire dei passaggi, che alle volte possono non essere nulla, ma alle volte possono essere molto disastrosi, Ma dice le mie parole non passeranno mai sta indicare che questo passo come tutti i precedenti e il vangelo stesso non ha fine perché nella prossima era dell’acquario esso sarà utilizzato egualmente fino alla fine dei tempi. Quindi ogni parola scritta e detta da Gesù, non avrà mai fine, vale per ogni tempo e ogni era allo stesso modo, anche se i cieli muteranno e la terra potrà cambiare, il suo aspetto e se l’uomo dovesse tornare indietro di 1000 anni, per Dio non cambierebbe nulla. Poi dice quanto al giorno, all’ora, nessuno li conosce, ne gli angeli in cielo, ne il Figlio ,ma solo il Padre. Quindi ogni possibile tentativo dell’uomo sarebbe vano, anche perché Dio potrebbe sempre spostare il tempo .

30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.
In breve abbiamo che il termine si riferisce alla generazione degli eventi terrestri e cosmici
non passerà questa generazione = cioè quella costellazione quegli eventi non finiranno prima che tutto quello che è descritto nel passo precedente non abbia compimento. 

Quindi generazione come il mutare del tempo, cioè il cambiamento.


Le cose cambiano cioè si generano o rigenerano.

martedì 12 maggio 2015

Riflessioni su S. Paolo!


E altro!

Vi era bisogno di un Paolo per spiegare e per confermare la resurrezione di Cristo?
Non vi era bisogno di un Paolo che invece di confermare Cristo ha posto solo dei dubbi, ha posto domande per rispondere ad altri, ma che egli sapeva benissimo che sarebbero rimaste anche ai posteri, di conseguenza i suoi discorsi erano già minati dal principio di dubbi e perplessità, al solo fine di inserire nella chiesa del futuro un tarlo, che se Cristo non fosse risorto la fede non avrebbe avuto senso, a tutto vantaggio dell’ebraismo di conseguenza.

Invece Cristo non voleva questo, voleva che gli apostoli avrebbero dovuto scrivere la vera versione della sua parola non tarlata da uno straniero che per di più odiava terribilmente le donne, tanto da considerale ne più e ne meno che delle schiave, questo non è atteggiamento di un santo, ne di un prescelto di Dio, contrariamente a quanto Gesù stesso fece, che le donne erano una elemento fondamentale prezioso per la vita del mondo a partire da sua Madre.

A causa del pensiero distorto di Paolo o  Saulo di Tarso, La Venerazione a Maria Madre di Cristo è arrivata molto in ritardo, causa proprio l’avversione che Egli aveva verso le donne, e che ha impresso a causa sua prima nella mente degli Apostoli, poi nella chiesa futura, contribuì a farsi che anche la madre Dio fosse rilegata in un angolo e sostanzialmente dimenticata, solo dopo parecchio tempo, la figura di Maria S.S.ma è stata rinobilitata e ha preso il posto che merita.

O Gesù voleva un atto di fede da parte della sua futura chiesa?
Ma certo! Gesù voleva un atto di fede assoluto, voleva che la sua chiesa avesse applicato su se stessa, la parabola: “beati coloro che non vendendo crederanno”, non solo da parte dei singoli apostoli che hanno subito una fascinazione da parte di questo Paolo di Tarso, molto istruito, ma soprattutto da parte della sua chiesa post-apostolica. Che avrebbe dovuto attestare solo mediante i vangeli degli apostoli da Cristo scelti, che esso Era risorto. Gesù non voleva un altro testo di un soggetto che non aveva vissuto le sue vicende, perché esso non poteva aver visto o sentito, non poteva aver toccato con mano il corpo del risorto, per cui non poteva neppure stabilire con sicurezza se Egli era risorto, visto che Paolo poteva solo attestare il racconto degli apostoli e nulla di più.  Dalle sue lettere e scritti si evince che è incerto nei confronti del risorto, tenta di darsi una spiegazione logica, ma in realtà mina le basi stessi della sicurezza degli apostoli, ponendo un incertezza, Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede e così con l’astuzia impone alla chiesa post-apostolica un incertezza. Perché questa frase non determina una certezza ma anzi trasmette un senso di incertezza, quindi se Paolo non avesse e non fosse esistito sarebbe stato meglio, la frase non sarebbe mai stata portata avanti e la chiesa avrebbe dovuto unicamente credere alle sole ed uniche parole dei veri Apostoli, cioè quelle di Gesù, che erano più che sufficienti per attestare la resurrezione di Cristo.

Inoltre teniamo presente che gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo che senza ombra di dubbio non solo li proteggeva ma conferiva la loro la possibilità, di conoscere la verità dei testi e delle parole che potevano essere presentate agli stessi, per cui lo Spirito Santo conosceva sicuramente il senso vero di certe espressioni. L’espressione usata da Paolo che parrebbe positiva ha un lato negativo, che insinua il dubbio in chi la legge, perché dire, se Cristo non fosse risorto allora la fede non esisterebbe, questo però va a favore di chi dice che Cristo non è risorto, perché Paolo sapeva bene che nessuno avrebbe mai potuto attestare ne in quel momento, né nel futuro più remoto che Gesù era risorto, per cui la frase mina la certezza della resurrezione, che Cristo invece trasmise con la sua risurrezione e poi apparizione in terra come vivente e vivo tra gli apostoli e successivamente come asceso. I veri apostoli potevano realmente attestare la veridicità della resurrezione e nessuno altro neppure Paolo di Tarso, perché lui non era presente dopo tale manifestazione, Egli non vide mai Gesù nel frangente prima della sua ascensione, ne vide Cristo Ascendere.

Quindi non poteva dire nulla in tal proposito ma solo dire quello che gli apostoli dicevano, cioè ripetere fedelmente se credeva, le parole degli Apostoli stessi dato che non era presente, non poteva dire nulla di più di quanto Essi gli raccontarono.  L’espressione appare come un tentativo di superare la grandezza degli apostoli stessi, che nel loro essere non erano grandi, ne sapienti, come lo poteva essere Paolo che era enormemente erudito, conoscitore della filosofia, e di molte altre cose e abile scrittore, per cui esso non aveva bisogno dell’imput dello Spirito Santo per comprendere certe cose perché usava la logica per tentare di spiegare l’irrazionale, ma certamente non poteva neppure conoscere realmente la verità di Cristo, poteva invece scrivere di testa sua, cosa che si vede bene fare in quelle lettere, cosa che i veri apostoli non potevano fare, in ciò sta nettamente la differenza tra Paolo e gli veri Apostoli. I quali scrivono solo sotto dettatura dello Spirito Santo e si nota la differenza tra gli scritti di Paolo e quelli degli Apostoli, quelli di Saulo sono scritti basati su logica umana; i secondi quegli degli apostoli sono le esatte parole che Gesù usò finche era in terra. Due tipologie differenti di linguaggio. Se Paolo di Tarso fosse stato preso dallo Spirito Santo anch’egli avrebbe scritto non solo come, ma anche le stesse cose degli Apostoli, e i suoi discorsi sarebbero stati esattamente identici a quelli che Gesù fece, e dei medesimi contenuti di quelli degli apostoli, invece vediamo che sono un tentativo di emulazione, pieni di domande e risposte che si rifanno alla logica e alla filosofia del tempo, per nulla di natura divina. Inoltre sicuramente Paolo attinge le sue conoscenze di chi sia Gesù e dei suoi atti e parole dagli stessi apostoli, per cui esso non disponeva prima di tale rapida conversione, della parola di Cristo, perché se Gesù, avesse voluto un Paolo tra i 12 lo avrebbe cercato, invece Saulo non era nei piani di Gesù.

Ricordiamo che Saulo non ricevete lo Spirito Santo come gli Apostoli riuniti nel cenacolo, per cui esso non l’ha ricevuto nello stesso modo(se lo ha ricevuto), per cui esso mai poteva essere simile agli apostoli, non solo perché non discese lo Spirito Santo in lui, ma soprattutto perché Cristo non lo scelse finche esso era in terra tra noi. Quindi i veri ed unici apostoli sono e rimango gli 11 scelti direttamente da Cristo per volere suo diretto!

Un conto è la scelta degli Apostoli verso altri nominati poi apostoli in seconda battuta, ed un conto è la scelta diretta di Cristo, che eleva un qualsiasi essere umano ad Apostolo come i primi 12, è molto diverso. Perché è come un Papa che nomina di suo pugno e volere diretto un qualsiasi sacerdote a vescovo, se un sacerdote nominasse un uomo qualunque a sacerdote non lo potrebbe fare secondo la logica del clero, perché per farlo lo deve fare un vescovo, che è un quasi Re.

In sostanza Cristo che è Re dei re, nomina un qualsiasi essere umano anche povero, ad apostolo come i primi 12. Mentre un apostolo non può fare la stessa cosa che fa Cristo, perché non è Cristo!  Un apostolo può solo nominare coloro che stanno nello stesso ovile a suoi successori.

Cristo invece Nomina un apostolo fuori dall’ovile, proprio perché Cristo è Dio.  Lo fa capire l’espressione che Gesù dice a Pietro, dopo averlo rimproverato …. La ripeto … solo per capire il passo … “posso fare della mia cose quello che voglio?” e poi dice ancora: “va e pasci le mie pecorelle”, questa espressione finale sta dicendo a Pietro che egli si deve solo occupare delle pecorelle del gregge di Gesù, i cristiani futuri, ma questo indica anche un'altra cosa, che Pietro può operare solo nell’ambito del popolo che si sottomette volontariamente e coscientemente a Cristo, i cristiani. Perché il battesimo è prima di tutto un atto di coscienza volontaria, che attesta la rinuncia totale al peccato, ma tale rinuncia non si può fare se non c’è volontà, perché tale rinuncia è fatta solo e solamente se il soggetto comprende, capisce, è cosciente di quello che si dice. Altrimenti, se il soggetto non comprende per malfunzionamenti mentali, sarà un altro soggetto che per suo bene, può consentire tale operazione. Ecco che allora come fu per Gesù, il Padre Celeste(Dio) acconsentì ad un battesimo ebraico, che si fa ai bambini a pochi giorni di vita, non per nulla poi la fuga in Egitto avvenne poco dopo, quindi il battesimo ebraico per Dio Padre era fondamentale perché indicava il legame che Gesù, aveva con il Padre Celeste e il suo popolo gli Ebrei. Da questo fatto si comprende che anche i cristiani dovrebbe subire un tale trattamento, e poi da adulti ricevere il Battesimo, solo se si è veramente convertiti. Come per dire primo battesimo antico serve per divenire figli del Padre celeste, l’altro Battesimo Cristiano serve per aderire al figlio di Dio, Gesù. In sostanza noi cristiani che ci crediamo completi in realtà non lo siamo, lo siamo solo parzialmente a livello spirituale. Possiamo riassumere così, il battesimo ebraico è l’alpha mentre quello Cristiano è l’Omega. Chi ha in se entrambi i battesimi è totalmente figlio del Padre e del Figlio!

La chiesa non può vietare a nessun figlio che non sia battezzato, o appartenente ad altre confessioni fede di poter prendere parte almeno alla catechesi, certo non può prendere parte alla dispensazione delle specie sacre, specie l’eucarestia, previo battesimo. Ma chiunque può se lo vuole e se sente il bisogno o la volontà di avvicinarsi alla religione cristiana anche mediante l’ascolto di catechesi istruttive in merito.  Generalmente la chiesa per far ciò limita queste catechesi solo ed unicamente a chi è stato battezzato è fondamentalmente sbagliato, perché Gesù parlava a tutti indistintamente prima che questi decidessero di essere battezzati. Anzi direi che in quel tempo il battesimo veniva alla fine di un certo percorso, non all’inizio. Certo che se i genitori di un neonato decidono di far battezzare il proprio figlio sotto la loro autorità, essi lo possono fare, ma si dovrebbe, per essere rigorosi alla regola imposta da Gesù come per il suo esempio, perché quello è fondamentale, pietra miliare, far si che ci sia in età adulta, come è la cresima solo che invece di esserwe fatta a 12 anni, sarebbe melgio ad un età dove il ragazzo fosse più adulto, visto che gesù è stato battezzato attorno ai 30 anni, si dovrebbe prendere quello come metro, visto che a 12 anni si è ragazizni con pensieri e comportamento da ragazzini, anche se oggi apparentemente sembrano adulti, ma adulti non sono. Qui l'inteligenza e la logica direbbe che un età maggiore sarebbe meglio, visto che verso i 30anni sicuramente  giovane è formato e sa cosa vuole, questo è sicuro!  Quindi confermare(cresima) il  battesimo stesso per volontà diretta del soggetto ad un età superiore, dove la coscenza ha sicuramente un espressione diversa che non da ragazzo. In questo modo si eviterebbero gli sbattezzi tanto antipaci a tutti, per cui chi non conferma si prende la sua responsabilità innanzi a Dio e oltretutto  la formazione dle giovane sotto il punto di vista dottrinale sarebbe anche migliore se si pensa bene, perchè ci sarebbe maggior tempo, e quindi con l'età si comprendo meglio molte cose, e la fede diventa più radicata nel soggetto, portandolo anche perchè no  ad aderire alla stessa comunità, con più facilità che non dopo i 12 anni, quando si sà bene che il ragazzo è in piena fase di sviluppo psicofisico, per cui è difficile che possa entrare in una certa logica, se invece questo è graduale cambiano le cose, e dire che le famiglie rimarrebbero maggiormente legate alla chiesa e la società difficilmente si sfalderebbe..



visto che vi piace criticarmi vi do altro materiale per criticarmi!!!
link: lettera-di-paolo-ai-1corinzi  almeno avrete un po da riflettere che non fa mai male... 

Importante!

Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!