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giovedì 28 maggio 2015

I peccati che conducono alla morte e alla non morte.



I peccati che conducono alla morte e alla non morte.

Prima lettera di Giovanni cap5,16-21
 16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non conduce alla morte.
C’è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare .
17 Ogni iniquità è peccato, ma c’è il peccato che non conduce alla morte.

Prima di tutto c'è da dire che Giovanni parla di un solo peccato che conduce alla morte, ma parla anche di un solo peccato che conduce alla non morte, ma sappiamo che di peccati ve ne sono molti, quindi bisogna capire cosa Giovanni intendeva per un solo peccato. Credo che Giovanni parli dei peccati che non conducono alla morte come quelli che sono da destinarsi al gruppo dei 10 comandamenti, presi tutti assieme, mentre quello unico che riguarda la morte è uno solo, vediamo di capire meglio.

 Qui Giovanni, parla di due peccati simili tra loro ma diversi.
1.      Il peccato che conduce alla morte
2.       Il peccato che non conduce alla morte.
Ma per rispondere a queste affermazioni bisogna capire di che morte parla l’apostolo!
Se è quella del corpo, non ha attinenza con la vita eterna, se è quella dell’anima cambia il discorso.
Quindi si comprende che il peccato di cui parla Giovanni è quello che riguarda l’anima.

L’unico vero peccato che porta alla morte vera, cioè quella eterna, o seconda morte è quello allo Spirito Santo il peccato non perdonato! (vedere link)
Di cui se uno lo compie è inutile chiedere perdono per esso, perché egli è già condannato, di conseguenza è anche inutile pregare Dio.

  
Mentre come insegna Gesù, tutti gli altri peccati possono essere perdonati compresa la bestemmia.

Per cui ecco questi sono i peccati che non conducono alla morte, però bisogna chiedere perdono a Dio pregando. Altrimenti anche questi possono condurre alla morte dell’anima!

Come stabilire l’autenticità di profeta!

Come stabilire l’autenticità di profeta!

Permetto ho posto (spirito) tra parentesi perché nelle bibbie più moderne la parola ispirazione viene tradotta come spirito, bisognerebbe fare un attimo di valutazione a tal proposito, e vederne la differenza se ispirazione o spirito, ponendo uno o l’altro temine cambia il senso della frase, perché ispirazione indica un suggerimento o un pensiero che proviene da uno spirito, mentre porre spirito direttamente indica parlare con lo spirito o essere preso dalla spirito, che potrebbe intendere oltre ad ispirazione anche un apparizione, o un evento tipo “possessione”. Diciamo che porre il termine spirito potrebbe meglio spiegare tutti i fenomeni che comunque sia sono legati alla stessa fenomenologia, che deriva sempre dal mondo degli spiriti. Quindi vi è poca differenza.
……………………………….

Prima lettera di Giovanni apostolo Cap. 4
 [1]Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione(spirito), ma mettete alla prova le ispirazioni(spiriti), per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. [2]Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; [3]ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio.  Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è gia nel mondo. [4]Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. [5]Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta.[6]Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore.
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Il testo qui sopra ci parla come Giovanni pone secondo il suo sentire e l’insegnamento di Cristo, le basi fondamentali su come identificare il tipo di ispirazione o spirito, egli dice che basta interrogare il soggetto e sapere se esso è di Cristo o non è di Cristo, in questo testo Giovanni dimostra un po’ la sua ingenuità, considerando che a quel tempo, la gente era più propensa a dire la verità che al tempo d’oggi. Generalmente un essere umano menzognero, che non viene posto sotto giuramento solenne, può mentire e testimoniare il falso, ed anche taluni  che non comprendono la gravità del giuramento innanzi a Dio, possono mentire. Se bastasse solo il giuramento per stabilire la veridicità di un soggetto saremo tutti tranquilli e pacifici, invece ahimè, oggi giorno i falsi profeti sono disposti anche a spergiurare il falso pur di stabilire che essi hanno ricevuto doni e profezie.  

Quindi di conseguenza si devono usare altri metodi, complementari per stabilire se il giuramento fatto dall’eventuale profeta sia autentico o meno e per sapere se i suo scritti o parole sono di ispirazione divina o no!   Esorcizzare tali soggetti potrebbe non portare a nulla di positivo, perché se il soggetto non è posseduto, da nessuno spirito , allora si rimane con due incertezze o è preso dallo Spirito Santo, oppure egli mente.

Come avevo già scritto molto tempo addietro nei miei articoli, ci sono dei semplici sistemi, sempre validi  molto efficaci, più efficaci ancora che non usare un profeta autentico, che alle volte potrebbe essere indotto da altri fattori a dir qualcosa di non esatto, per  l’uso dei posseduti è quello più valido, di conseguenza ogni soggetto realmente posseduto, da uno i più spiriti sente e sa se quel determinato “profeta” sta mentendo o no!

I demoni come tutti gli angeli vedono, sentono anche i pensieri umani, sanno se quel soggetto sta dicendo la verità o sta mentendo e sentono se in esso vi è la presenza dello Spirito santo oppure no!

Non vi è neppure bisogno di interrogarlo, perché basta porre il profeta innanzi al posseduto che sarà il demone che agirà, o aggredendo il soggetto profeta dimostrando di conseguenza un avversione ad esso, oppure dirà ad esso che sta mentendo o che è un suo, certo per aver maggior sicurezza, sapendo che i demoni mentono sempre, anche sotto giuramento, ma non sotto giuramento fatto con i crismi e i nomi Sacri, da cui sono indotti per gli stessi a dire la verità, pesa l’inflizione dei sacratissimi nomi di Dio, Gesù, Maria, ecc, che sortiscono nel demone come una condanna quasi a morte. Per cui il demone viene costretto a dir la verità, ecco con questo sistema si può sapere in modo infallibile se il soggetto posto innanzi a loro, o un suo scritto, è realmente di ispirazione Divina, oltretutto se il soggetto o scritto appartiene alla volontà di Dio, sarà Dio stesso a far parlare il demone in un determinato modo.

Però attenzione può succedere che in alcuni rari casi, il demone non possa parlare e che anche la costrizione dell’esorcista non sortisca alcun effetto, in quel caso il demonio, dice che non può dire nulla e che colui o colei che sta sopra, la Vergine Maria, gli impediscono di parlare, in questo caso, si può considerare gli scritti e il profeta stesso come autentico, perché anche se lo spirito demoniaco sotto costrizione dei sacri nomi di Dio, si rifiuta non per sua volontà ma per volontà di Dio di attestare la verità, per ragioni che nessuno sa, il profeta deve essere considerato autentico. Le motivazioni perché Dio non attesta l’autenticità possono essere molte. Alle volte questo avviene perché Dio vuole proteggere quel soggetto, non tanto da satana, quanto dall’uomo stesso.

Oltre a questi sistemi piuttosto forti, che dovrebbero essere considerati i primi,  ma spesso sono gli ultimi. Cmq sia bisogna dare al soggetto un po’ di possibilità di spiegarsi e farsi conoscere, però bisogna investigare sia sulla famiglia, sia sul comportamento del soggetto, sia sugli scritti del soggetto e su come il soggetto si comporta nella società dove vive, le abitudini, sentire il confessore,  capire i peccati più comuni, perché nessuno è senza peccato su questa terra. E alle volte può essere che un profeta possa anch’esso commettere peccato, non è un fattore così poco comune come si crede, anche tra i profeti, non crediamo che un profeta sia così santo da essere immune dal peccato, no! Sarebbe un grave errore pensare che un profeta non possa cadere nel peccato, può succedere. Quindi si investiga a 360 poi ovviamente se tutto dovesse collimare per una possibilità di elevata spiritualità, allora si, non si può più dire è vero o no!

Però anche chi ha autorità di far ciò deve essere irreprensibile, perché non basta dire tu, ti devi porre sotto la chiesa ed essa stabilirà se i tuoi scritti sono autentici o meno; no questo non va bene. La chiesa non deve porsi in termini prepotenti, per stabilire una verità che va bene ad essa, no! La chiesa deve cercare la verità dello Spirito Santo, Si! 
Ma non una verità che fa comodo! Alle volte ci si trova innanzi a vescovi, che vorrebbero approvarti, ma pongono delle restrizioni tali, che ben fanno capire che vogliono porre mano agli scritti che un soggetto riceve, è no, se si fa ciò non è più il profeta in difetto, ma il vescovo; facciamo attenzione perché la regola che pone San Giovanni non vale solo per i falsi o veri profeti, ma vale anche per  i vescovi, questa regola che pone l’apostolo non vale solo per taluni soggetti ma per tutti i soggetti che fanno parte o che vogliono far parte delle chiesa, facciamo attenzione questa regola non si può applicare solo su coloro che sono fuori dalla chiesa, no, no! Anche su coloro che sono nella chiesa! Sarebbe troppo comodo se la regola dell’apostolo riguardasse solo coloro che provengono dalla società, questo vale per tutti e nessuno escluso.



Non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti

Le lettere di Pietro!



Seconda lettera di Pietro. Cap 1, 20-21:
20. “Sappiate nessuna scrittura profetica va soggetto a privata spiegazione, “
21. “poiché non volontà umana fu recata, mai la profezia, ma mossi da spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. “

È logico perché la spiegazione di un solo soggetto potrebbe essere tendenziosa, sia per la cultura che per la parte rappresentata dal soggetto stesso, per esempio, se il soggetto unico rappresenta la scienza, o rappresenta la religione, o la politica, o altro esso potrebbe propendere per una visione diversa e non completa della parola che sta interpretando, per cui Pietro dice bene, questo è anche una spiegazione logica, razionale e corretta per amministrare con giustizia, onesta, verità, la parola ricevuta, al fine di ottenere la comprensione più totale, senza escludere ciò che potrebbe non piacere o non far comodo; per cui la lettura di una profezia va analizzata da molti soggetti diversi e non solo religiosi. Potrebbe avvenire in un grande dibattito in un assemblea, come d’altro canto accadde poi con gli stessi apostoli che in assemblea discutevano della parola lasciata a loro da Cristo. Come un gruppo di persone che assistono ad un evento, ognuna per se stessa ricorda qualcosa di simile ma non identico, così la parola di molti vale di più della parola di pochi, più testimoni fanno una certezza, un solo testimone lascia l’incertezza.
La profezia non può nascere dalla volontà umana, ma da quella di Dio, questo è logico, dato che nessun umano possiede poteri propri.

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11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano davanti al Signore alcun giudizio offensivo contro di loro.”

Questo passaggio è dir poco curioso, ma molto significativo … 
“Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti,” 

Vediamo un po’ di capire , uno che è temerario è un soggetto che non ha paura neppure delle morte cioè un imprudente, avventato, mentre arrogante è indicativo di qualcuno che si arroga di sapere tutto, quando non sé così. Secondo Pietro costoro non hanno paura e si azzardano ad insultare gli esseri chiamati gloriosi decaduti, cioè i demoni.

Ora effettivamente chi ha mai insultato satana? Pensiamoci bene!! Forse quasi nessuno a dir la verità, molti insultano Dio. 

Ma allora a chi si riferisce Pietro ci sono delle persone che insultano gli angeli decaduti che prima che cadessero erano gloriosi!  Ma ammettiamo che sia possibile perché se taluni uomini insultano la gloria di Dio, sicuramente altri o gli stessi insultano i demoni.

Ma questo discorso parrebbe un po’ strano! 
C'è da chiedersi  può essere che si faccia bestemmia anche insultando i demoni?

Dopo tutto un demonio è sempre un essere spirituale superiore a noi, ma questo modo di parlare parrebbe un atto di paura verso costoro, certamente non bisogna sfidarli, certamente bisogna essere prudenti nei loro riguardi, ma che si faccia bestemmia contro costoro, sembra alquanto strano.  Si potrebbe pensare che essendo stati essi stessi esseri gloriosi, anche se poi decaduti, in qualche modo meglio evitare nei loro confronti atto di bestemmia, forse Pietro, intende dire che richiamare in maniera eccessiva e nominare troppo il nome di questi in qualche modo si va a toccare Dio, anche se costoro sono demoni. Potrebbe essere possbile.

Oltretutto li considera anche gloriosi, anche se decaduti, quasi a voler dar loro una connotazione superiore di importanza, certamente essendo stati esseri gloriosi al pari degli angeli di Dio,  essi certamente sono tecnicamente superiori a noi.

In definitiva Pietro fa capire che bisogna in qualche modo rispettarli, pur tenendoli lontani da noi, nella loro azione persuasiva malvagia verso di noi. Come dire dopo tutto essi agisco per una forza superiore.

Però questa frase mi lascia un po’ perplesso, posso essere d’accordo che non si devono insultare perché noi non sappiamo se in quel dato frangente essi sono lì per loro volontà o per volontà superiore, ma che l’uomo debba averne rispetto sinceramente no! 

Perchè se rispetto un demone, c'è il rischio che poi cada dalla padella alla brace.  

Ecco ciò che non bisogna fare verso questi esseri "gloriosi" decaduti, è sfidarli come non si deve sfidare Dio, questo sicuramente non si deve fare, quindi di conseguenza è bene nemmeno insultarli, anche se verrebbe naturale farlo, ma mai ho sentito uomo insultare un demone.


Lo Spirito Santo mi ha suggerito e detto qual'è il motivo esatto di queste affermazioni di S.Pietro.

Perchè già i demoni sono nella loro condizione prostrati e condannati a non poter vedere mai più Dio a causa delle loro scelte, se anche noi gli diamo contro inveendo contro di loro per altre ragioni, questo li atterra ancora di più, per cui Dio non vuole che l'essere umano, agisca male verso costoro, in questo ho compreso che Dio prova molta afflizione aver perso queste creature. 


mercoledì 27 maggio 2015

La furbizia di Saulo!

La furbizia di Saulo!

Riporto in fondo tutto il testo del capitoli 22-23 dagli Atti degli apostoli …
Qui prendo solo alcuni passi ….

Paolo inizia la sua difesa innanzi al popolo ebraico, parlando nella lingua sua natia.

«Fratelli e padri, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi».
2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: 
3«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell'osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 
…………………….

25Ma quando l'ebbero disteso per flagellarlo, Paolo disse al centurione che stava lì: «Avete il diritto di flagellare uno che è cittadino romano e non ancora giudicato?».
26Udito ciò, il centurione si recò dal comandante ad avvertirlo: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!».
27Allora il comandante si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei romano?». Rispose: «».
 28Replicò il comandante: «Io, questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo».
    Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». 

Poi aggiunge: Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in piena rettitudine di coscienza». 

Poi aggiunge ancora:” 6Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei;”


Ora perché Saulo non comunica subito al popolo ebraico e romano che egli è di nascita romano?
Cosa temeva?  E perché dice “io ho agito davanti a Dio in piena rettitudine di coscienza” quando a dir il vero, si è guardato bene di dire che era romano di nascita al popolo? Quali conseguenze poteva avere una simile affermazione innanzi al popolo ebraico?  E come si vede furbamente se l’è riservata per i romani!
Poi innanzi all’assemblea dei sacerdoti ammette di essere ancora un fariseo? Quando sapeva benissimo che una volta divenuto cristiano apostolo di Cristo questo essere farisei spariva, veniva annullato, perché come il Signore fece sempre ben capire, una volta divenuto della sua parte, ciò che si era prima non si era più dopo!
Finge di essere un fariseo o lo era ancora?   Usa questa astuzia per accendere gli animi e contrapporre gli uni e gli altri, non è lo Spirito Santo che gli suggerisce ciò, perché lo Spirito Santo è uno Spirito di verità, invece in questo caso Paolo usa l’astuzia e la falsità per cercar una via di salvezza.

Osservo i fatti e vi pongo a voi le domande!  

Perché omise di dire ai presenti in quel tempo che egli era di nascita romano?
E perché furbamente si professa ancora fariseo, quando aveva già abbracciato ed era divenuto un apostolo di Cristo?
Cristo quando si trovò innanzi al Sinedrio cosa fece? 
Perché anche Paolo non agì nello stesso modo?

………………………………………………………………………………………………………


(Testo CEI2008)
22
2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: 
3«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell'osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 
4Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, 
5come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
6Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; 
7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». 
8Io risposi: «Chi sei, o Signore?». Mi disse: «Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti».
9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 
10Io dissi allora: «Che devo fare, Signore?». E il Signore mi disse: «Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia». 
11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
12Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, 
13venne da me, mi si accostò e disse: «Saulo, fratello, torna a vedere!». E in quell'istante lo vidi. 
14Egli soggiunse: «Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 
15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito.
16E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome».
17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi 
18e vidi lui che mi diceva: «Affréttati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me». 
19E io dissi: «Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nelle sinagoghe quelli che credevano in te; 
20e quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anche io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano». 
21Ma egli mi disse: «Va', perché io ti manderò lontano, alle nazioni»».
22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma a questo punto alzarono la voce gridando: «Togli di mezzo costui; non deve più vivere!». 
23E poiché continuavano a urlare, a gettare via i mantelli e a lanciare polvere in aria,
24il comandante lo fece portare nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagello, per sapere perché mai gli gridassero contro in quel modo.
25Ma quando l'ebbero disteso per flagellarlo, Paolo disse al centurione che stava lì: «Avete il diritto di flagellare uno che è cittadino romano e non ancora giudicato?».
26Udito ciò, il centurione si recò dal comandante ad avvertirlo: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!».
27Allora il comandante si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei romano?». Rispose: «Sì».
 28Replicò il comandante: «Io, questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». 
29E subito si allontanarono da lui quelli che stavano per interrogarlo. Anche il comandante ebbe paura, rendendosi conto che era romano e che lui lo aveva messo in catene.
30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.


23
1 Con lo sguardo fisso al sinedrio, Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in piena rettitudine di coscienza». 2Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai presenti di percuoterlo sulla bocca. 
3Paolo allora gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la Legge e contro la Legge comandi di percuotermi?». 4E i presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?». 
5Rispose Paolo: «Non sapevo, fratelli, che fosse il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo».
6Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
 7Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducei e l'assemblea si divise. 
8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose.
 9Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato». 
10La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza. 
11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».
12Fattosi giorno, i Giudei ordirono un complotto e invocarono su di sé la maledizione, dicendo che non avrebbero né mangiato né bevuto finché non avessero ucciso Paolo. 
13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 
14Essi si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani e dissero: «Ci siamo obbligati con giuramento solenne a non mangiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 
15Voi dunque, insieme al sinedrio, dite ora al comandante che ve lo conduca giù, con il pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi».
16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere dell'agguato; si recò alla fortezza, entrò e informò Paolo.
17Questi allora fece chiamare uno dei centurioni e gli disse: «Conduci questo ragazzo dal comandante, perché ha qualche cosa da riferirgli».
 18Il centurione lo prese e lo condusse dal comandante dicendo: «Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha chiesto di condurre da te questo ragazzo, perché ha da dirti qualche cosa». 
19Il comandante lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa hai da riferirmi?». 
20Rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, con il pretesto di indagare più accuratamente nei suoi riguardi. 
21Tu però non lasciarti convincere da loro, perché più di quaranta dei loro uomini gli tendono un agguato: hanno invocato su di sé la maledizione, dicendo che non avrebbero né mangiato né bevuto finché non l'avessero ucciso; e ora stanno pronti, aspettando il tuo consenso».

22Il comandante allora congedò il ragazzo con questo ordine: «Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni».
23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme a settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto.
 24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché venga condotto sano e salvo dal governatore Felice». 
25Scrisse una lettera in questi termini: 
26«Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 
27Quest'uomo è stato preso dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 
28Desiderando conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.
29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro Legge, ma non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. 
30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo e lo mando subito da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui».

31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. 
32Il giorno dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. 
33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 
34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilìcia,
 35disse: «Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori». E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.



lunedì 25 maggio 2015

Io Sono il Re dei pastori!

Io Sono il Re dei pastori!


Giovanni 10
1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 

 “Vi sale” sta ad indicare scavalcare il recinto, oltrepassare le difficoltà mediante espedienti, mediante l’inganno, l’imbroglio, truffando il prossimo, appropriandosi delle cose del prossimo, mostrandosi quello che non si è, ecc, facendo in sostanza di tutto pur di entrare nel recinto, ma i suoi fini sono diversi da quelli giusti per la verità e la giustizia, quindi Gesù classifica coloro che si apprestano ad ingannare le carte, per tentare di entrare nel suo ovile, come ladri, e briganti.

2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 

Ma da come descrive ci sono due figure, il pastore e il guardiano. Quindi il pastore delle pecore entra dalla porta principale. 3Il guardiano gli apre”  il fatto che dice gli apre sta proprio ad indicare che vi è una seconda figura che appunto è il guardiano del recinto, che custodisce le pecore del pastore. Quindi il pastore ammaestra le pecore, ed esse lo seguono, riconoscono la sua voce, perché come figli Esso le chiama per nome; ma il guardiano le tiene a bada, le nutre, ecc, affinché esse non siano rubate da qualcuno o fuggano.

Quindi abbiamo due soggetti, il Pastore del gregge e il Guardiano del recinto che possiede le chiavi per far entrare chiunque, anche il pastoreIl guardiano gli apre” . Questo simbolismo fa capire che il pastore come sappiamo è Cristo, ma il guardiano è il Padre celeste. Quindi le pecore sono condotte al Padre mediante il Figlio.

5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Questo esempio è un osservazione, Gesù, sa che le pecore si affezionano al loro pastore e lo considerano il capo del gregge, per cui lo seguono sempre, se sentono una voce diversa, esse fuggono impaurite, così fanno coloro che ascoltano Cristo, lo seguono ma se compare un altro che finge di essere Cristo non lo riconoscono più e si allontanano da lui.

7”Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. “
8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. “

Dice che chi si è spacciato per Cristo, cioè chi si è detto messia prima di Lui erano truffatori e menzogneri, ma coloro che sono di Dio veramente hanno saputo distinguerli.

9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 

Questo versetto è molto interessante dice: “entrerà e uscirà e troverà pascolo”.  Cosa intende dire per entrare ed uscire ? Qualcuno potrebbe pensare che si entra dalla porta e poi si esce dalla stessa porta, per lo stesso lato, invece Gesù non parla dello stesso lato, ma parla del lato opposto … cioè se uno entra esce dalla parte opposta non certo entra per poi riuscire dallo stesso lato, questo significa che il pascolo non lo troviamo qui sulla terra, ma nel regno dei cieli. Chi entrerà per mezzo di Cristo in Cristo che è la porta, non uscirà più da Cristo ma rimane in Cristo, Egli è la porta eterna, che porta a postoli eterni, quindi l’entrare mediante Lui, è come entrare mediante una “ porta delle stelle” secondo il nostro modo di vedere attuale, quindi entriamo nelle dimensione di Cristo, dato che esso è il Re dei pastori, colui che possiede la chiave per entrare nel regno dei Cieli. Quindi chi entra dalla “porta-Cristo”, esce cioè entra nel regno dei cieli, dove i pascoli sono sempre verdeggianti.
Bisogna attraversare Cristo, cioè far propria la vita di Cristo per essere di Cristo e quindi per essere salvato entri in Cristo, cioè ti trasformi in lui, cioè diventi della stessa natura, mangiando il Suo corpo e bevendo il Suo sangue trasformi la tua natura carnale umana, in natura divina.
  
“”10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.””

Quindi il ladro non passa mai per la porta, passa per le finestre, per le fessure, s’insinua …

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Questo passo è molto contemporaneo …. se fosse applicato in modo rigoroso ….
Ma farò solo una lettura generalizzata.

“”Il buon pastore dà la propria vita per le pecore””. Cristo è il buon pastore, esso ha dato la sua vita per le pecore, ma qui Gesù non guarda a se stesso, quanto ai pastori del futuro, a coloro che condurranno la chiesa che Egli ha fondato e dice che i veri pastori si distinguono dagli altri, perché si sanno immolare per salvare le pecore.

“”12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde””
Chi non è vero pastore, lo chiama mercenario, che non ha scrupoli di vendere le sue pecore per salvare la sua pelle. Il lupo diviene al posto suo un falso pastore, le rapisce cioè usa l’inganno per mostrarsi pastore, al fine di disperderle e confonderle.

14 “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,””
Quindi le pecore riconosco il proprio pastore, quello vero mandato da Dio.

15”così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare

In questo passo Gesù specifica una cosa particolare,”E ho altre pecore che non provengono da questo recinto”  il recinto è inteso come lo spazio nel quale Cristo opera, il recinto di cui parla Gesù è il mondo, e le pecore che sono in esso , sono i suoi fedeli, cioè il gregge che si pone o si porrà sotto la sua tutela, questo significa che nel recinto ci sta un ovile, quello della chiesa, ma Gesù specifica che Egli possiede altri recinti e quindi altri ovili, che non appartengono a quel recinto. “anche quelle io devo guidare”  anche queste pecore che sono in altri recinti io seguo e guido, cioè faccio a loro da pastore. Dove saranno collocati questi altri recinti di cui Gesù parla? Noi possiamo solo ipotizzare, dal punto di vista terrestre rimanendo sulla terra che gli altri recinti possano essere altre confessioni di fede, ma sempre con il sigillo di Dio, di origine cristiana. Ma le parole di Gesù vanno oltre questo pensiero, e si capisce bene che non sono parole che si riferiscono ad una condizione terrena. Gesù ha altri recenti in altri luoghi e questo fa presumere che noi potremo non essere soli nell’universo, perché Egli è pastore anche in questi luoghi.

“”Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Questi Greggi estranei o non terreni, che Gesù amministra diventeranno un giorno un solo gregge, e avranno solo Cristo come unico pastore, ciò fa capire che anche in questi greggi “misteriosi” esiste la figura del pastore, oltre a quella di Cristo stesso. Quindi questo fa capire che Cristo trasmette il suo vangelo qui come in ogni dove allon stesso modo.

 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».””

Per questo il Padre mi ama” mi ama perché io so offrirmi per gli altri incondizionatamente e so donare la mia vita per loro, quindi ricevo amore di Dio Padre.

“”do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso””  questo punto è molto significativo, e ci mostra una verità sconcertante possiamo dire così …


C’è da chiedersi perché da la sua vita per poi riprendersela?  Cosa ci vuol far capire, vediamo di capirlo, do la mia vita, cioè la dona a noi, per salvarci dal peccato, ma una volta che ci ha salvato Egli se la riprende, perché non ne abbiamo più bisogno dove andremo, non avremo più bisogno che Gesù ci lasci la sua vita; ecco perché dice la riprendo, perché chi giungerà alla casa del Padre non avrà più bisogno di avere con se o in se la vita che Cristo ci ha donato per salvarci, perché saremo un tutt’uno con la gloria di Dio. Il fatto che dica “per poi riprenderla di nuovosignifica che è un operazione che fa continuamente, la dona e poi la riprende, ma specifica: “Nessuno me la toglie”  perché gli appartiene ed è propria di Lui, cioè sua. “io la do da me stesso”  cioè la conferisce per sua volontà, non c’è nessuno che glielo impone. Quindi è Lui che decide.

Importante!

Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!